La parola tedesca Zeitgeist può essere tradotta in vari modi, tra cui anche “spirito del tempo”. Il concetto è stato ampiamente discusso in più modi durante tutto l’Ottocento da vari filosofi, tra cui quello più di spicco è sicuramente Hegel. Un momento: cosa c’entra Hegel con Android?

In realtà molto. Il concetto di Zeitgeist infatti è molto ampio e la spiegazione non è semplice. Lo “spirito del tempo” è l’insieme delle consuetudini e delle tendenze culturali, ma si può estendere anche ai modelli economici, politici e sociali e – perchè no? – anche ai progressi della tecnica e della tecnologia ed al loro impatto sulle persone in quanto singoli e sulla società. È proprio questo aspetto che risulta per me, informatico ed appassionato di tecnologia da sempre, il più interessante.

Lo Zeitgeist di questi nostri tempi è infatti difficile da individuare, da inquadrare e da costringere in una definizione univoca. Viviamo un tempo di grandi cambiamenti politici, economici, sociali e tecnologici; in ultima analisi siamo in un periodo di transizione tra un modello che sta facendo il suo tempo ed un mondo nuovo. Questo vale per tutti i campi e forse soprattutto per la tecnologia.

Certamente i tempi non sono facili: la crisi economica ha “segato le gambe” a moltissimi e ha causato problemi non indifferenti non solo a livello economico, ma anche e soprattutto alle persone prese come singoli individui – passati da una profonda alienazione ad un’altra, alla mancanza di lavoro e alla perdita di una propria identità come individui e all’interno della società. I problemi sono sotto gli occhi di tutti. Ma in questo momento non ci sono (per fortuna!) solo disgrazie, ma anche grandi opportunità.

A mio parere è proprio qui lo Zeitgeist di questi nostri (difficili) tempi: la transizione, il mutamento, il cambiamento, la distruzione di ciò che c’era per creare qualcosa di nuovo. Ciò vale, a mio parere, soprattutto per la comunicazione. Gli esempi sono molteplici e tutti in qualche modo interconnessi tra loro. Proverò a farne qualcuno.

  • La mentalità: la fase di transizione che stiamo vivendo ci porta ad essere ancora molto legati a ciò che c’è stato finora, ma già indirizzati verso un futuro differente. Pensiamo a quante cose sono cambiate con l’avvento e la diffusione di Internet, soprattutto riguardo la comunicazione. Quindici anni fa strumenti come Facebook, Skype o tutti gli altri mezzi di comunicazione oggi vigenti potevano benissimo essere usciti da un film di fantascienza o da un romanzo distopico della prima metà del ‘900. Oggi sono una realtà accettata quasi universalmente, anche se continuiamo ad usarli con una mentalità “vecchia”, ancora molto legata al concetto di mondo che c’era prima di tali strumenti. Anche io ho tale mentalità, ma mi rendo conto che tali strumenti potrebbero essere utilizzati in maniera molto più intelligente e molto più “profonda” da una nuova generazione in grado di adattarcisi. Un po’ come Bane e il meme correlato: “io sono nato in Internet, sono stato forgiato da esso”.
  • I dispositivi: al momento attuale abbiamo già un piccolo anticipo di quali saranno i dispositivi del futuro. Google Glass, smartwatch, dispositivi indossabili, elettrodomestici connessi alla Rete in grado di comunicare con noi sono ora destinati a pochi “eletti”, ma diventeranno una cosa comune tra pochi anni. Tutto il mondo sarà connesso e comunicherà più velocemente e meglio. Ciò che ora ci sembra assurdo e poco sensato (e si torna al punto precedente della mentalità) sarà invece naturale tra meno di dieci anni e sarà sfruttabile nelle sue piene potenzialità.
  • L’interazione: l’interazione tra soggetti e tra oggetti è al momento limitata ai “modelli classici” e non prevede tutto quel mondo di interazioni che è invece reso possibile dalle nuove tecnologie. Bluetooth, WiFi e NFC permettono ai dispositivi di comunicare tra di loro e con noi utenti, aprendo un mondo di possibilità con applicazioni pressoché infinite – dalle guide per i musei fino alle classi interattive, dalla bicicletta intelligente fino all’edificio che si gestisce da sé in base agli occupanti.

C’è un mondo totalmente nuovo davanti a noi che non attende altro che di essere inventato. Il solo limite è la fantasia.

Proprio parlando di fantasia, mi ha estremamente colpito il CodeMotion tenutosi a Milano a fine Novembre: mi sono davvero reso conto dell’energia pulsante dell’innovazione che pervade il mondo, l’ho toccata con mano in mille ed uno forme che vanno dalla stampante 3D fino ai sistemi di automazione ed ai modelli organizzativi delle aziende.

Panta rei: tutto scorre, tutto muta. È questo il nostro Zeitgeist e io cerco di cogliere questo attimo come consigliava il poeta latino Orazio (carpe diem!). Siamo i pionieri di una nuova epoca tecnologica e stiamo vivendo appena gli albori: abbracciamo questo momento e cerchiamo di tenerlo stretto, cerchiamo di imprimere nella memoria e altrove (io cerco di farlo su queste pagine!) queste sensazioni, questo spirito del tempo.

Kant diceva: Sapere aude! o “Osa sapere! Abbi il coraggio di conoscere!” Io dico: Mutare aude! o “Osa cambiare! Abbi il coraggio di abbracciare il mutamento!” Questo è il motto di questi tempi.