Nelle ultime settimane mi sono dato alla lettura del quinto capitolo del ciclo “La ruota del tempo” di Robert Jordan, uno dei più complessi ed intricati (nonchè entusiasmanti) della letteratura fantasy. Jordan prende a piene mani dall’idea dell’eterno ritorno di Nietzsche: ogni azione è già stata compiuta e verrà nuovamente compiuta infinite volte, in un ciclo continuo che non conosce fine. Una sorta di determinismo assoluto che non lascia spazio al libero arbitrio, in buona sostanza, ma che ci dice che è possibile prevedere in qualche modo il futuro a partire dal passato.

Si tratta di induzione, che molti filosofi hanno attaccato perchè fallace (lo sa bene il tacchino induttivista di Russell, che si convince per induzione che il cibo gli verrà dato dal contadino ogni mattina e per sempre fino a che non viene servito in tavola per il giorno del Ringraziamento…), ma d’altronde è l’unico mezzo a nostra disposizione nel nostro limitato modo di vedere le cose. Ed è il metodo che possiamo utilizzare per capire il disegno dei Nexus.

Facciamo un po’ di storia. Nel 2010 Google presenta il Nexus One, uno smartphone prodotto da HTC che ha l’obiettivo dichiarato di alzare l’asticella dell’hardware ed è il primo smartphone Android con processore a 1GHz di frequenza. Il Nexus S, rilasciato meno di un anno dopo, ha portato invece caratteristiche tecniche pressochè immutate ma è stato il primo a vantare un chip NFC e lo schermo ricurvo (grazie alla tecnologia AMOLED). Il salto c’è stato con Galaxy Nexus, che ha innovato sia nel campo hardware con uno schermo da 4.65 pollici sia in quello software con Android 4.0 Ice Cream Sandwich. L’ultimo nato è il Nexus 4 di cui tutti conosciamo le caratteristiche e le peculiarità.

Parlando dei tablet, invece, l’anno scorso hanno esordito il Nexus 7 prodotto da ASUS ed il Nexus 10 prodotto da Samsung. Quest’anno abbiamo avuto un nuovo Nexus 7 prodotto da ASUS e siamo in attesa di un nuovo Nexus 10, di cui ancora non si conosce con certezza il produttore.

Ora, in questo disegno si possono intravvedere delle linee guida. Google ha scelto il produttore del primo smartphone Android e dello smartphone più di successo dell’epoca, ovvero HTC, per il primo Nexus; Samsung ha realizzato i successivi Nexus S e Galaxy Nexus poichè era il brand più noto nel mondo Android all’epoca (e lo è tuttora). È stata seguita da LG, che proprio l’anno scorso ha avviato la sua rinascita ed è tornata prepotentemente sulle scene. Prendendo in esame i tablet, ASUS si è occupata di entrambi i Nexus 7.

La mia idea, guardando questi pochi dati, è che Google affidi ad ogni produttore due Nexus in fila (con l’eccezione di Samsung che ha creato due telefoni ed un tablet). Questo permette sia a Google che al produttore di creare una partnership molto profonda e diretta ed allo stesso tempo di rendere maggiormente noto il marchio e di creare, in qualche modo, prodotti sempre migliori rispetto a quelli dell’anno precedente. Chi meglio di chi ha progettato un prodotto può crearne una nuova versione migliorata?

Ormai è praticamente certo che il Nexus 5 sarà prodotto da LG, così come sono sufficientemente sicuro nell’affermare che il tablet da 7 pollici dell’anno prossimo non sarà prodotto da ASUS. L’unico interrogativo è il Nexus 10, che al momento è un vero rompicapo. C’è chi dice che sarà prodotto da ASUS, ma non ci sono reali prove a sostegno di questo fatto e, per di più, secondo lo schema fin qui esposto dovrebbe essere nuovamente Samsung a produrlo.

Ora, nel gran numero di produttori Android, solo pochi hanno una fama sufficientemente grande da poter essere annoverati nel numero dei potenziali “Nexus makers”: Sony, Acer, Huawei, Motorola (anche se sarà difficile!), ZTE sono tutti possibili nomi per i prossimi Nexus. Io scommetto su Sony.

Nota: questo articolo è un editoriale e, in quanto tale, rispecchia l’opinione di chi scrive senza voler assumere caratteri di notizia oggettiva o di cronaca dei fatti. Esso è un articolo in cui vengono esposte le opinioni personali dello scrivente e, in quanto tale, non è oggettivo e può essere contrario all’opinione di chi legge. Invitiamo tutti i lettori a commentare tramite gli appositi strumenti mantenendo il rispetto e la civiltà.