Una volta c’erano gli SMS, poi è stata la volta dei social network, quindi è arrivato WhatsApp: le abitudini tecnologiche mutano così come gli strumenti utilizzati per instaurare relazioni più o meno segrete.

A dire dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti, nel 40% dei casi di divorzio nel nostro Paese sono i messaggi scambiati attraverso WhatsApp a finire nelle aule dei tribunali per provare l’infedeltà di uno dei coniugi.

Del resto le potenzialità dell’applicazione di messaggistica istantanea acquistata di recente da  Facebook non le scopriamo di certo oggi: foto, video, conversazioni di gruppo, note vocali. Basta avere un po’ di fantasia ed il gioco è fatto.

Non sono soltanto gli italiani a sfruttare i social network per i propri tradimenti: nel 2012 un report degli avvocati divorzisti inglesi individuava in Facebook lo strumento per provare i tradimenti in un giudizio su tre.

Tornando a WhatsApp, nei giorni scorsi gli sviluppatori hanno introdotto la doppia spunta blu, scatenando un mare di polemiche tra gli utenti. Tutti preoccupati per la propria privacy o qualcuno ha il carbone bagnato?

Grazie a Giorgia per la segnalazione!