In clima di recessione è molto importante pianificare la rivalutazione ed il rilancio dell’economia nazionale. Lo stivale non ha mai brillato per avanguardia e tecnologie di massa, ma proverà a mettersi al passo con i tempi nei prossimi tre anni.

Si possono tagliare le spese, incrementare la tassazione, incentivare il turismo o cercare vie alternative. Essendo le tre strade citate già battute tra successi ed insuccessi, l’Italia ne cerca una alternativa e, sotto la spinta di oltre cento parlamentari, propone lo stanziamento di cinque milioni di euro in tre anni per l’installazione di hotspot pubblici gratuiti.

Aeroporti, stazioni, porti e luoghi frequentati in massa da indigeni e turisti saranno dotati di un accesso “free”, che possa garantire un superamento del divario digitale. La proposta di legge potrebbe rivelarsi sia un’inizio sia un buco nell’acqua, sia l’apertura di un’epoca diversa sia un non tener conto della poca istruzione al digitale e della scarsa propensione alle tecnologie che ne deriva.

I dati sono imbarazzanti: il Bel Paese ha infrastrutture telefoniche pessime e di stampo monopolistico, con l’1% della popolazione dotato della possibilità di accedere ad Internet a 30Mbps. Andrebbe studiato un piano di riforme meno qualunquista e meno gettato al caso, andrebbero impartiti nelle scuole i rudimenti dell’era digitale, andrebbe costruito un progetto decennale per portare l’Italia ad uno step evolutivo.

Trapiantare un modello straniero senza confrontarsi con il retroterra ed il substrato sociale potrebbe essere un grave errore, che porterebbe all’ennesimo buco nell’acqua della spesa pubblica. Un plausibile progetto, poco prima accennato, andrebbe a creare un primo scorcio nell’enorme muro dell’arretratezza e non un ponte ai cui estremi mancano autostrade e binari.

Sarebbe interessante ascoltare le vostre opinioni e confrontare le idee di sviluppo digitale legati al nostro Paese; lasciate pure un commento.

Per chi volesse approfondire, qui la proposta di legge.

Via 12