Consultare senza permesso gli SMS altrui rappresenta un reato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nell’ambito di un ricorso presentato da un ragazzo di Barletta che, dopo aver strattonato la fidanzata, si era impossessato del suo telefonino alla ricerca di prove che confermassero un tradimento.

Il giovane è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per rapina. Si, avete capito bene, l’appropriazione indebita del materiale contenuto nei messaggi privati di un individuo è stata equiparata ad un atto di rapina.

La condanna, come già accennato, è stata emessa in riferimento ad un episodio ben specifico che vedeva protagonisti un uomo, una donna e una probabile crisi di coppia. I giudici italiani, da ora in poi, dovranno tuttavia tenere presente la sentenza della Cassazione in tutte le situazioni in cui si verifichi un “furto di SMS”.

Tutto ciò è assolutamente giusto. Gli SMS, e più in generale qualsiasi tipo di messaggio di testo (sia esso inviato tramite WhatsApp, Viber, Hangouts etc.), non contengono solo ed esclusivamente conversazioni private ma posso ospitare tantissimi tipi di informazioni sensibili: codici inviati dalla banca, PIN per il ripristino di una password etc.

La digitalizzazione della nostre vite non passa solo dall’acquisto di smartphone più potenti o di televisori più grandi ma deve necessariamente richiedere delle riflessioni più profonde. È la cultura stessa a dover mutare e questa sentenza rappresenta certamente un passo in avanti nella giusta direzione.

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