Pebble è uno dei produttori più attivi nel mercato degli smartwatch. Nel 2014 i dispositivi venduti sono stati ben 700.000 e i preordini dei nuovi Pebble Time e Pebble Time Steel hanno avuto (e continuano ad avere) un ottimo riscontro su Kickstarter.

L’azienda ha sempre puntato su una filosofia che potremmo definire minimale ed ha basato il proprio successo sulla semplicità delle funzionalità offerte (salvo poi operare alcuni necessari cambiamenti con il Time).

Monica Isla, portavoce di Pebble, ha recentemente commentato l’operato dei concorrenti dichiarando quanto segue:

Io ritengo che loro [Apple e Samsung] abbiano frainteso l’utilizzo reale dello smartwatch. 

Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un orologio. Io penso che in molti non abbiano compreso che si tratta di un orologio. Non è un telefono. Non è un gadget. È un orologio e il tempo è ciò che conta per la gente.

Dichiarazioni di questo tipo ci fanno ben comprendere quanto sia lontana l’ideologia di Pebble da quella, ad esempio, di Samsung. Il colosso coreano ha dimostrato più volte di voler trasformare gli smartwatch in veri e proprio smartphone da polso (basti pensare al Gear S) mentre la piccola azienda californiana  con l’ultimissima release del Pebble OS ha reso quasi superflue le applicazioni grazie ad una timeline dinamica.

In definitiva, come al solito, sarà il mercato a dare ragione all’uno o all’altro concorrente.

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