Tutti sanno che gli aerei di linea sono altamente inquinanti con emissioni poderose di CO2 ogni giorno. Ma quanti sono a conoscenza del fatto che la cosiddetta carbon footprint ossia l’impronta di carbonio dalle compagnie aeree sia la stessa di… Internet? Già, l’uso globale della rete è responsabile della stessa percentuale delle emissioni di gas serra dei trasporti aereei, ovvero il 2%. Si parla di 300 milioni di tonnellate all’anno, come tutti i combustibili fossili bruciati in Turchia oppure la metà di quelli del Regno Unito. E più si andrà avanti peggio sarà dato che si raggiungeranno i 3,5 punti percentuali.

Come è possibile che qualcosa di non tangibile come la navigazione in rete possa inquinare l’ambiente? È proprio qui il punto: si è certi che non ci sia niente di più green che visitare siti web, inviare messaggi istantanei con le app di messaggistica come WhatsApp o Facebook Messenger, sprecare tempo sui social network oppure divertirsi con i giochi in multiplayer e così via. Il motivo è presto detto: è tutto digitale, niente è prodotto nella realtà, è tutto fatto di pixel e capacità computazionale.

Come è possibile che Internet inquini

Sì, è vero, non c’è niente di tangibile al di fuori di schermi touchscreen, tastiere e pulsanti di controller. E infatti l’hardware e gli accessori appartengono a tutt’altra categoria inquinante (anche quella, consistente), ma non paragonabile a quella della rete. Il punto focale è che ogni singolo dato generato, ma soprattutto conservato online consuma energia ed è responsabile dell’emissione di CO2.

Con l’esplosione del cloud e la diffusione capillare di data center e server immensi, Internet è entrata in modo importante nella lista delle entità non green. Ogni volta che inoltriamo una mail, ogni volta che salviamo su Google Foto un’immagine o un video, ogni volta che iniziamo una partita a Fortnite è come se accendessimo un motore a combustibile fossile a fianco del computer, smartphone o console. Il punto è che non lo vediamo, è lontanissimo da noi, ma c’è. E inquina.

Qual è la vera causa inquinante del web? Semplice, l’elettricità necessaria per sostenere tutto ciò che il web necessita, i server soprattutto. Elettricità generata in buonissima parte da sorgenti assai inquinanti e molto lontane dal concetto di rinnovabili. D’altra parte, se nel 1960 la percentuale di emissioni di CO2 legata all’elettricità era sotto il 30%, oggi siamo al 40%, secondo i dati della International Energy Agency. Il fabbisogno energetico annuale della rete è pari a quello di un paese come la Germania, la sesta tra le nazioni più avide di elettricità al mondo (fonte).

Quanto consumerà Internet in futuro

Contrariamente a quanto si può immaginare, l’elettricità consumata dal web e è del tutto paragonabile ormai a quella dei dispositivi moderni. Se (dati climatecare.org) nel 2002 gli apparecchi richiedevano il 62% contro il 13% per i data center e il 25% dei network. Nel 2011 le percentuali mutavano rispettivamente a 61%-17%-22% e nel 2020 saranno clamorosamente 53%-23%-24%. Una progressione che racconta molto se è verosimile pensare che computer, smartphone, tablet e indossabili siano sostanzialmente gli stessi in numero (anzi, persino di più) e che la rete per il trasporto di elettricità rimanga sempre consistente.

I data center sono dunque la spiegazione di questo incredibile e gargantuesco inquinamento nascosto. Si possono immaginare come abnormi centri di raccolta e stoccaggio di dati e necessitano di una spaventosa quantità di elettricità. Non tanto per il loro funzionamento intrinseco quanto per raffreddarsi dato che generano tantissimo calore (che è inquinante, peraltro). Per questo motivo si spendono miliardi di dollari complessivi per l’aria condizionata e sistemi di circolazione.

È confortante che alcuni giganti del web stiano finalmente prestando attenzione come per esempio nel caso di Facebook nel data center di Lulea in Svezia oltre il Circolo Polare Artico proprio per sfruttare il sistema di refrigerio naturale andando a convogliare l’aria fredda esterna all’interno del grande capannone nel mezzo del bosco tagliando in modo drastico il fabbisogno energetico.

Come contribuire attivamente al risparmio energetico online

In primis, le pagine web dovrebbero essere il più leggero possibile riducendo tutto ciò che è davvero non necessario come video, animazioni, musiche e quant’altro. Ci sono numerosissimi plug-in per WordPress e altre piattaforme per ottimizzare al meglio le risorse. Al resto ci penseranno i vari browser, che già da tempo lavorano di fino per ridurre il riducibile. Per ambo le parti – sviluppatori e visitatori – avere sempre tutto aggiornato all’ultima versione è d’uopo. Inoltre, è possibile scegliere servizi di host ecologici.

Nella vita di tutti i giorni, gli utenti possono evitare di effettuare upload di gigabyte e gigabyte di foto e video che rimarranno inutilizzati perché sono tutti dati che occupano spazio sui server e necessitano di raffreddamento e energia dunque inquinano assai. Per il trasferimento di file la soluzione più green è quella via cavo, anche se sfruttare servizi online è più comodo. Infine, evitare di inoltrare migliaia di elementi (mail, file, conversazioni, ecc…) quando non strettamente necessario.