Sapete cos’è la tassa per Copia Privata? Si tratta di una sorta di costo nascosto incluso nel prezzo di smartphone, tablet o altri dispositivi di archiviazione, che viene richiesto dalla SIAE per remunerare autori, produttori ed editori per l’uso personale (legittimo) delle opere digitali, come musica o film. Da quest’anno questa tassa potrebbe diventare più consistente. Il nuovo decreto attualmente in esame al Ministero della Cultura prevede infatti diversi aumenti, e persino una novità che potrebbe generare grosse discussioni.

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Cos’è e come funziona la Copia Privata SIAE

La Copia Privata è il compenso che viene applicato sui supporti vergini, sui dispositivi di registrazione e sulle memorie digitali che permettono di effettuare copie ad uso privato di opere protette dal diritto d’autore. Consiste in un importo forfettario studiato per compensare gli autori e la filiera dell’industria culturale della (eventuale) riduzione dei proventi dovuta alle copie private.

In sostanza, acquistando un dispositivo come uno smartphone, andiamo a pagare anche questo importo, che va a compensare l’eventuale utilizzo della memoria interna per salvare copie di brani musicali o video che abbiamo acquistato legalmente. La sua applicazione si traduce in un prelievo automatico sul prezzo di vendita dei vari dispositivi, che viene incassato dalla SIAE e ridistribuito ai soggetti aventi diritto: vale ogni anno tra i 120 e i 130 milioni di euro.

Gli aumenti previsti dal nuovo decreto: spunta anche il cloud

Il nuovo decreto potrebbe aggiornare le tariffe previste per la copia privata, con aumenti fino a oltre il 40% che riguarderebbero una moltitudine di dispositivi, compresi smartphone, tablet, PC, smartwatch e wearable con memoria interna e riproduzione audio, televisori, HDD, SSD, CD, DVD, Blu-Ray registrabili, chiavette USB e così via. Il nuovo tariffario, messo a punto dal Comitato Consultivo per il Diritto d’Autore, prevede aumenti generalizzati su praticamente tutti i dispositivi e vede l’aggiunta del cloud: una novità che potrebbe far nascere polemiche (e anche di difficile applicazione).

Come riportato da DDay, questi potrebbero essere i rincari rispetto alle tariffe vigenti (promulgate nel 2020):

  • Smartphone:
    • fino a 8 GB: da 2,9 a 3,39 euro (+16,9%)
    • da 8 a 16 GB: da 3,9 a 4,56 euro (+16,9%)
    • da 16 a 32 GB: da 4,8 a 5,61 euro (+16,9%)
    • da 32 a 64 GB: da 5,3 a 6,07 euro (+14,5%)
    • da 64 a 128 GB: da 6,2 a 7,36 euro (+18,7%)
    • da 128 a 256 GB: da 6,9 a 8,06 euro (+16,8%)
    • da 256 GB a 512 GB: da 6,9 a 8,64 euro (+25,2%)
    • da 512 GB a 1 TB: da 6,9 a 9,11 euro (+32%)
    • da 1 TB a 2 TB: da 6,9 a 9,46 euro (+37,1%)
    • oltre i 2 TB: da 6,9 a 9,69 euro (+40,4%)
  • PC: da 5,2 a 6,07 euro (+16,7%)
  • Smartwatch e wearable con riproduzione audio:
    • fino a 4 GB: da 2,2 a 2,57 euro (+16,8%)
    • da 4 a 8 GB: da 3,2 a 3,74 euro (+16,9%)
    • da 8 a 16 GB: da 4,1 a 4,79 euro (+16,8%)
    • da 16 a 32 GB: da 4,9 a 5,72 euro (+16,7%)
    • oltre 32 GB: da 5,6 a 6,54 euro (+16,8%)
  • Cloud:
    • da 1 a 500 GB: da 0 a 0,0003 euro per GB al mese
    • oltre 500 GB: da 0 a 0,0002 euro per GB al mese (massimo 2,4 euro)
  • CD registrabile: da 0,05 a 0,06 euro per 700 MB (+20%)
  • DVD registrabile: da 0,1 a 0,12 euro per 4,7 GB (+20%)
  • Blu-Ray registrabile: da 0,1 a 0,12 euro per 25 GB (+20%)
  • Registratori e masterizzatori: 5% del prezzo (immutata)
  • Apparecchi polifunzionali con registrazione: 5% del prezzo di un prodotto equivalente
  • TV e decoder con funzione PVR: da 4 a 4,67 euro (+16,8%)
  • Schede di memoria:
    • da 1 a 8 GB: da 0,09 a 0,11 euro a GB (+22,2%)
    • da 8 a 32 GB: da 0,08 a 0,09 euro a GB (+12,5%)
    • oltre 32 GB: da 0,08 a 0,08 euro a GB (+16,9%), massimo 5,26 euro (invece di 4,5 euro)
  • Chiavette USB:
    • da 1 a 8 GB: da 0,1 a 0,12 euro a GB (+20%)
    • da 8 a 32 GB: da 0,09 a 0,11 euro a GB (+22,2%)
    • oltre 32 GB: da 0,08 a 0,09 euro a GB (+16,8%), massimo 8,76 euro (invece di 7,5 euro)
  • Hard disk e SSD:
    • da 160 a 500 GB: da 0,01 a 0,011 euro a GB (+10%)
    • da 500 GB a 2 TB: da 0,009 a 0,01 euro a GB (+11,1%)
    • oltre 2 TB: da 0,008 a 0,009 euro a GB (+16,8%), massimo 21,02 euro (invece di 18 euro)
  • Apparecchi AV portatili con memoria da 1 a oltre 400 GB: aumenti tra il 12,9 e il 16,9%
  • Lettori MP3 o simili da 1 a oltre 20 GB: aumenti tra il 16,8 e il 16,9%
  • Hard disk esterni AV: aumenti tra il 16,8 e il 16,9%
  • Hard disk integrati in decoder/TV: aumenti del 16,8%
  • Altri dispositivi digitali: aumenti tra i 16,6% e il 17,2%

In alcuni casi potrebbero sembrare cifre irrisorie, ma moltiplicandole per migliaia o milioni di utenti o account possiamo arrivare a milioni di euro, già solo per gli account gratuiti di Gmail (15 GB di spazio cloud). Con cambiamenti simili, alcuni fornitori potrebbero anche decidere di non offrire più i servizi gratuitamente.

Gli aumenti più importanti riguardano naturalmente gli smartphone, che fanno registrare gli incrementi più consistenti soprattutto con le memorie dai 256 GB in su, ormai sempre più diffuse anche sui modelli di fascia media.

Sistema obsoleto? Lo streaming va ormai per la maggiore

La questione generale è controversa. Oltre all’aspetto economico, dal punto di vista tecnico è complicato andare a identificare con certezza quali dati siano copiati nel cloud per uso privato e quali siano semplicemente backup o trasferimenti automatici. Dal punto di vista giuridico, chi dovrebbe essere considerato il responsabile del pagamento, visto che i server spesso risiedono fuori dai confini italiani?

In più, c’è da considerare che con il mondo dello streaming che va ormai per la maggiore, quasi nessuno effettua più copie private nel senso classico del termine. Nella forma attuale, questo importo per Copia Privata appare sempre più come una tassa che colpisce in modo indiscriminato i cittadini, anche quelli che non fruiscono in alcun modo del diritto a cui il compenso è collegato.

Insomma, il sistema così com’è potrebbe ormai essere definito come obsoleto, e richiederebbe una completa rimodulazione. L’ultima parola spetta naturalmente al Ministro della Cultura, che potrebbe approvare il nuovo decreto entro il mese di settembre: nel caso, potremmo assistere a nuovi e ulteriori aumenti di prezzi dei vari dispositivi (e forse non solo, considerando i servizi).