Redmi Note 7 Pro, che per ammissione della stessa compagnia cinese non arriverà mai sul mercato europeo, rappresenta un discreto passo avanti rispetto a Redmi Note 7 grazie anche all’adozione della piattaforma Snapdragon 675 di Qualcomm.

Realizzata con processo produttivo a 11 nanometri, la CPU di Snapdragon 675 utilizza i nuovi core Kryo 460, utilizzati da Qualcomm anche su Snapdragon 855, l’attuale flagship della compagnia californiana. La differenza di prestazioni rispetto alla piattaforma Snapdragon 660 utilizzata su Redmi Note 7 è decisamente evidente nei benchmark effettuati su Geekbench: parliamo del 50% in più in modalità single core.

Il dato è ancora più impressionante se paragonato con i risultati ottenuti da Snapdragon 845, appena superiori rispetto a Snapdragon 675. Meno impressionante forse, ma altrettanto valido, è il punteggio ottenuto su AnTuTu, dove Redmi Note 7 Pro ha ottenuto poco più di 185.000 punti.

Peccato dunque che Xiaomi abbia deciso di riservare questo gioiellino, dotato tra le altre cose di un sensore Sony da 48 megapixel, al solo mercato asiatico, in particolare a quello cinese e indiano. In Italia ci possiamo comunque consolare con Redmi Note 7, uno dei migliori smartphone nella sua fascia di prezzo.

Nel frattempo gli appassionati di modding, o quegli utenti che preferiscono Android stock all’interfaccia MIUI di Xiaomi, possono gioire per il rilascio del codice sorgente del kernel di Redmi Note 7 Pro, che permetterà lo sviluppo di custom ROM basate sull’AOSP. Se possedete le adeguate competenze potete scaricare il codice sorgente da questo indirizzo e iniziare a lavorare a nuovi progetti.