La guerra a suon di brevetti, di misure cautelari e di parcelle di studi legali in corso tra Samsung ed Apple sembra andare avanti da una vita, e sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi. Il giudice Lucy Koh, che ha presieduto il processo avvenuto in California e culminato nella sentenza a favore di Apple, ha però ritenuto necessario ricordare alle parti che è possibile adottare anche altre vie. Secondo la Koh, infatti, “è tempo per una pace globale”.

Questa inutile guerra, scaturita dalla poco ortodossa tendenza di Samsung ad “ispirarsi” ad Apple e dalla tendenza di quest’ultima a sfruttare tutte le possibili falle del sistema brevettuale e giuridico per bloccare la concorrenza, è durata fin troppo e anche il giudice si sta stancando dei litigi tra le due realtà. Il buonsenso sembra prevalere, almeno da parte della corte.

“If there is any way this court can facilitate some sort of resolution, I’d like to do that. I think it would be good for consumers and good for the industry.”

“Se esiste un qualunque modo in cui questa corte può facilitare un qualche tipo di risoluzione, vorrei poterlo usare. Penso che sarebbe buono per i consumatori e buono per l’industria.”

I due litiganti, però, tengono fede all’appellativo e vanno avanti a litigare. Il primo motivo di litigio è la validità del processo: Samsung afferma che il capo della giuria, Velvin Hogan, era di parte poichè aveva avuto guai con Seagate (in parte di proprietà di Samsung) che l’aveva mandato in bancarotta. Inoltre fu lo stesso Hogan a dirigere i lavori della giuria e a intraprendere la strada della punizione per Samsung, ignorando totalmente le indicazioni del giudice Koh che aveva dichiarato chiaramente “questo non dev’essere un processo esemplare, ma va trattato come un processo qualunque”. Anche il concetto di prior art è stato del tutto frainteso ed ignorato dalla giuria a causa di Hogan, favorendo così ingiustamente Apple. Samsung bolla Hogan come “deliberatamente disonesto” e chiede il rifacimento del processo per chiare irregolarità, o quantomeno un nuovo computo dei danni.

Proprio quest’ultimo è il secondo motivo di litigio, poichè Samsung afferma che le cifre del risarcimento dovuto ad Apple sono totalmente sbagliate e non dettate da motivazioni reali. L’esempio più lampante è riguardo il Galaxy Prevail, che è stato trovato in violazione di alcuni brevetti Apple e per il quale la giuria ha assegnato un risarcimento equivalente a 58 milioni di dollari. Il Galaxy Prevail è però un dispositivo di fascia bassa che ha venduto appena 2 milioni di esemplari, e la giuria ha stabilito tale compenso in base a dei brevetti di utilità. Samsung afferma che i danni dovrebbero essere assegnati non ai brevetti di utilità, ma ai brevetti sul design. È certamente strano che la giuria abbia assegnato un risarcimento così cospicuo per un dispositivo che ha venduto così poco e che non è certo tra i più conosciuti della gamma Galaxy: parliamo di 29$ per ogni dispositivo venduto, ovvero più di quanto Samsung ne guadagni.

Samsung quindi contesta non solo l’ammontare totale dei risarcimenti, ma anche l’ammontare parziale. Apple, di contro, ha chiesto al giudice di non concentrarsi sull’ammontare parziale del computo dei danni, ma solo su quello totale. Il giudice, tuttavia, non ha condiviso questa visione delle cose:

”I don’t see how you can look at the aggregate verdict without looking at the pieces put together to make that verdict. If there is a basis to uphold the damages award, by the record, then I am going to uphold it. But I think it is appropriate to do analysis by-product.”

“Non vedo come sia possibile guardare al verdetto nel complesso senza badare ai pezzi messi insieme per creare tale verdetto. Se c’è una base per confermare l’assegnazione dei danni nella documentazione, allora ho intenzione di confermarla. Ma penso che sia appropriato effettuare un’analisi per prodotto.”

Apple ne ha approfittato per chiedere un aumento del computo dei danni di altri 500 milioni di dollari, dicendo che questa sentenza è stato appena uno “schiaffo sul polso” (un buffetto, insomma) e che la corte dovrebbe stabilire una linea di condotta che sia d’esempio per tutti. Apple vuole quindi una punizione esemplare per Samsung, come già ripetuto più volte, per far sì che venga stabilita una linea dura contro chi viola i brevetti tramite questo processo (ricordiamo che in America vige un ordinamento giudiziario di tipo common law, quindi le sentenze sono legge!).

Samsung, dal canto suo, afferma che Apple usa le aule di tribunale invece dei prodotti per competere. Non possiamo darle così torto, viste le mirabolanti innovazioni contenute in iPhone 5…

Il giudice Koh ha affermato che penserà in futuro a quale sentenza emettere riguardo a tali questioni. Non rimane che attendere, ancora una volta.

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