Prima il Galaxy S II ed altri smartphone in Olanda, poi il Galaxy Tab 10.1 in Germania, poi ancora il Tab 10.1 in USA pochi giorni fa seguito a ruota dal Galaxy Nexus. Tutti prodotti banditi per brevetti troppo generici che non avrebbero mai dovuto esser stati registrati. La misura è però ormai colma, e Samsung si sta organizzando per rispondere duramente. Secondo quanto riportato dal Korea Times, infatti, Samsung si sta muovendo per rispondere alla società di Tim Cook con l’appoggio diretto di Google.

Non si sa ancora nulla dei piani partoriti dalle due società: sono ancora coperti da segreto per non dare vantaggi ad Apple. L’ammissione pubblica dell’esistenza degli accordi, però, è un ammonimento chiaro ad Apple. Un esponente anonimo della società koreana ha affermato quanto segue: “È troppo presto per commentare i nostri piani d’azione [con Google] nella battaglia legale, ma faremo del nostro meglio per ottenere maggiori royalties da Apple, che ha tratto beneficio dalla nostra tecnologia. Il combattimento sta diventando più drammatico e la possibilità di una tregua nella forma di un accordo di cross-licensing sembra diventare più probabile”.

È vero che Samsung detiene molti brevetti relativi a tecnologie ora standard come il 3G, il 4G, il WiFi ed altro ancora: tali brevetti, però, sono registrati come essenziali per gli standard e, pertanto, devono essere concessi in licenza sotto termini FRAND (Fair, Reasonable And Non-Discriminatory). Samsung chiede ad Apple il 2.4% del prezzo di iPhone e iPad per poter utilizzare le tecnologie coperte da brevetto in possesso della società koreana. Apple non ritiene che una richiesta tale rientri nei limiti dei termini FRAND e ha pertanto aperto un contenzioso con Samsung, la quale è stata indagata per queste richieste anche dall’antitrust europeo. Finora non si è arrivati a nulla, ma le richieste di Samsung appaiono lecite.

Anche Lionel Hutz è disperato, e possiamo capirlo fin troppo bene.

La possibilità di arrivare ad un accordo di cross-licensing, ovvero di scambio di licenze alla pari tra le due società, appare ora più probabile. L’intervento di Google è volto a dare un aiuto a Samsung e a mettere fine a questi stupidi contenziosi legali. Assume una particolare rilevanza il blocco del Galaxy Nexus, lo smartphone pure Google, che potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso costringendo Google a collaborare con Samsung per riportare le cose al loro giusto ordine.

D’altronde, Google era già intervenuta lo scorso anno in favore di HTC per aiutare la società taiwanese nella sua battaglia contro Apple, che l’aveva presa di mira per alcuni brevetti (tra cui il famoso data tapping). Il rischio con HTC è stato grande, ma il Galaxy Nexus pone Android sotto un pericolo del tutto nuovo: il dispositivo porta con sé, infatti, Android nella sua forma “pura” e per questo è facile intuire come un attacco a buon fine contro il Galaxy Nexus sia facile da riportare contro tutti gli altri smartphone Android.

Il Galaxy Nexus è, in un certo senso, anche il faro per la comunità e per i produttori Android, e vederlo bloccato è un duro colpo perché significa veder bloccato Android nella sua interezza. Vedremo cosa sapranno fare insieme Google e Samsung per salvare la situazione.