D’accordo, Samsung avrà tutte le pecche che vogliamo. Diciamolo: il design del Galaxy S e del Galaxy Tab 10.1 si è ispirato a quello dei prodotti Apple. Ciò non toglie che siano i tribunali i luoghi deputati alle decisioni e ai provvedimenti per questo tipo di situazioni, e non sono le aziende stesse che devono farsi giustizia da sé. A quanto pare, però, Apple è convinta di trovarsi ancora all’epoca di Mezzogiorno di fuoco.

Dopo la sospensione delle vendite del Galaxy Tab 10.1 e del Galaxy Nexus, infatti, Apple ha inviato lettere ai rivenditori ordinando loro di sospendere le vendite dei dispositivi incriminati. Le lettere di Apple affermavano che i rivenditori non avrebbero dovuto importare, mettere in vendita o vendere non solo i prodotti Samsung, ma anche i prodotti di altre società che agiscono “in accordo” con Samsung.

Tutto ciò è allarmante e ha un vago sentore di Orwell. Il problema è che, mentre Apple inviava le lettere, la sentenza veniva sospesa dalla Corte d’Appello Federale dando quindi nuovamente il via libera alle vendite dei prodotti. Samsung ha definito le lettere “minatorie” e ha affermato che i venditori dovrebbero avere il diritto di vendere ciò che rimane loro in magazzino.

Insomma, il problema è questo: può Apple permettersi di arrogarsi il diritto di farsi giustizia da sé e decidere cosa i rivenditori dovrebbero o non dovrebbero vendere? A mio parere, la risposta è no. Apple ha il diritto di chiedere che vengano rispettati gli ordini del giudice, ma non può chiedere di non vendere prodotti di società terze che nulla hanno a che fare con Samsung se non c’è un ordine esplicito da parte del giudice. Chi è Apple per potersi permettere di inviare lettere simili? La legge è uguale per tutti. O almeno, dovrebbe.