La fabbrica di OnePlus 6 apre le porte, e i colleghi di androidcentral.com, ovviamente, non hanno fatto troppi complimenti davanti alla proposta dell’azienda di varcare le soglie dello stabilimento a un’ora dalla sede di Shenzhen per assistere alla realizzazione di uno dei prodotti più validi ed economici allo stesso tempo.

Il primo componente che si incontra sulla catena di montaggio è una macchina incaricata di praticare alcuni fori sul telaio, proveniente da una fabbrica poco distante, su cui è poi ancorata la parte frontale con della colla. Quella posteriore serve (e servirà) da accesso per fissare in sequenza l’ingresso USB-C e il motore della vibrazione alla sua sinistra.

Un’altra macchina verifica poi eventuali imperfezioni al display, e poiché la scheda madre non è stata ancora collegata per farlo viene connesso ad una sorgente che manda una serie di colori e immagini di test. Appena accertata l’assenza di problemi, buona parte dello schermo è coperto per scongiurare danni sul nastro trasportatore.

Abbandonata per un momento la scocca si passa ad assicurare il gruppo fotocamere sulla scheda madre, il “cuore pulsante” di OnePlus 6 contenente il processore Snapdragon 845, la RAM LPDDR4X e la memoria UFS 2.1 insieme ai moduli radio e Wi-Fi. Fatto ciò, prima di ancorarla sul frame, gli si collegano i connettori dello schermo, della porta USB-C e del jack audio da 3,5 mm.

Su uno di questi connettori è posto un rilevatore di umidità (è quello cerchiato di rosso nell’immagine in basso), cioè un microscopico quadratino di carta idrofila capace di tingersi di rosso in caso di uno o più contatti diretti con sostanze liquide. OnePlus 6 è solo parzialmente impermeabile, e la Casa non garantisce l’hardware in seguito all’intrusione di fluidi. Uomo avvisato…

Successivamente avviene una scansione che verifica l’assenza di difetti e il rispetto delle tolleranze previste. Dopodiché viene montata la batteria da 3.300 mAh provvista di una linguetta verde che ne faciliti l’eventuale sostituzione.

Anche la cover posteriore in vetro arriva, come il telaio, da un’azienda esterna a OnePlus. Prima di bloccarla sul telefono deve essere applicato il connettore (quello arancione in foto) che permette il funzionamento del lettore di impronte insieme alla copertura delle due fotocamere. Una macchina posiziona poi la copertura sul frame mentre una seconda la tiene alcuni minuti in pressione per mandare a regime la pasta adesiva.

Ultimato l’assemblaggio finale arriva un test completo del dispositivo – che include la ricarica della batteria e la verifica all’accuratezza cromatica del display e al funzionamento del motorino della vibrazione e delle fotocamere – terminato il quale lo si ricopre di quelle pellicole che regalano una gran goduria all’acquirente nel momento in cui le rimuove.

Android Central ha anche assistito al confezionamento di OnePlus 6, e il fatto che le etichette sul retro della scatola non siano applicate da un freddo braccio meccanico, siamo sicuri, farà sorridere ancora qualcuno.

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