Per carità, apprezzabili le novità estetiche di OnePlus 6. Ma se una volta superata la garanzia qualcosa dovesse rompersi, sarebbe semplice smontarlo e ripararlo da sé? La risposta, come spesso accade, arriva da iFixit, i cui sapienti “bisturi” hanno prodotto un responso non esattamente positivo.

D’altronde non esiste la costruzione perfetta, ed evidentemente il “nuovo corso” estetico ha ceduto un po’ il passo in termini di immediatezza dell’assemblaggio. In realtà, le prime fasi di rimozione dei componenti scivolano via prive di particolari difficoltà.

La rimozione della cover posteriore tramite riscaldamento della pasta che la accoppia al frame è la prassi per i gadget impermeabili, quindi non spiazzerà nessuno. La lunghezza del cavo di collegamento tra il sensore biometrico e la scheda madre è quella sufficiente a non far danni, la batteria è semplice da rimuovere e per arrivare alla motherboard basta svitare una decina di “comuni” viti Philips.

Il principale nodo viene al pettine nel momento in cui ci si appresta a rimuovere il pannello Optic AMOLED da 6,28 pollici: iFixit evidenzia come il quantitativo di colla utilizzato per tenerlo in posizione e per ostacolare l’ingresso dell’acqua sia elevato, fattore che rende il componente rischioso da asportare soprattutto nel caso in cui se ne voglia preservare l’integrità.

Per questa ed altre ragioni OnePlus 6 ha meritato cinque punti su dieci, due in meno rispetto a quelli guadagnati da OnePlus 5T e OnePlus 5. Se volete approfondire, vi lasciamo al dettaglio di iFixit.

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