Juho Sarvikas, Chief Product Officer di HMD Global, è solito parlare di aggiornamenti e pubblicare sul suo Twitter le intere roadmap previste per gli smartphone Nokia; grazie ad un’intervista rilasciata ai colleghi di AndroidAuthority, ecco la visione degli aggiornamenti nel mondo Android di uno che sta dietro alle quinte.

Spesso e volentieri gli utenti si lamentano di aggiornamenti mancanti, tempistiche lunghe o non rispettate, e la sensazione che l’aspetto di mantenere aggiornato lato software un dispositivo non sia propriamente al primo posto tra i pensieri dei produttori. In realtà, però, gli ostacoli e il lavoro che i produttori devono svolgere è molto, e la stessa Google si sta adoperando per trovare una soluzione a tutto questo con progetti come Android One e Project Treble.

Con Nokia, HMD ha cercato di puntare su ciò che chiedono gli utenti: aggiornamenti rapidi, rifiuto del bloatware e maggiore attenzione alla sicurezza (che coincide spesso con la ricezione o meno di aggiornamenti tempestivi); per questo, Nokia ha accolto a braccia aperte il progetto Android One, che gli ha permesso di lavorare a stretto giro con Google e velocizzare le implementazioni. Oltre a questo, il co-branding (Nokia e Android) e il marketing hanno aiutato l’azienda a far capire in modo semplice ai consumatori quale fosse la propria direzione.

Essere parte di Android One permette a un produttore di soddisfare i propri utenti in termini di velocità di aggiornamento ma non solo, visto che spesso anche le nuove funzionalità arrivano in anticipo sui dispositivi Android One. Tutto questo ha aiutato Nokia ad aggiornare molti dei suoi dispositivi all’ultima versione del robottino verde, Android 9 Pie, a differenza di altri produttori.

Sarvikas ha inoltre deciso di spiegare il mondo degli aggiornamenti da chi lo vive “dietro alle quinte”: riassumendo molto, tantissimi test! Si parte con testare il codice fornito dai produttori dei chipset (Qualcomm e MediaTek), poi le varie funzionalità proprietarie e poi i test di Google. Ogni baco o problema riscontrato deve essere risolto, e più tardi viene scoperto più è il lavoro richiesto per risolverlo (magari dovendo ripercorrere tutti i passi all’incontrario, arrivando anche al software del chipset).

Per questo le roadmap non sempre vengono rispettate – o pubblicate – viste le tante incognite che possono trasformarsi in problemi durante lo sviluppo del software. Incognite che non sempre dipendono dal produttore, ma che possono spuntare in fase di implementazione regionale. Nokia ad esempio ha avuto un problema con l’aggiornamento di Nokia 8 in India, dipeso dall’infrastruttura della rete e che è emerso quando il software era quasi pronto per il rilascio.

Chiave del successo è, secondo Sarvikas, avere un folto e collaborativo gruppo di persone che si occupano di testare le nuove versioni (i beta tester); queste persone permettono ai produttori di scoprire in anticipo i problemi, permettendo quindi di metterci una pezza in velocità.

Le parole di Sarvikas lasciando intendere come la situazione aggiornamenti nel mondo Android non sia frustrante solo per i consumatori, ma anche per i produttori stessi; speriamo che gli sforzi messi in atto da Google – e non solo – continuino a dare un aiuto per risolvere sempre più la situazione.