Di Android Q, il sistema che quest’anno sarà chiamato a rimpiazzare Android 9 Pie, sappiamo ancora poco. Ma tra le voci circolate finora c’è quella che riguarda l’implementazione di una dark mode, cioè di una modalità che “forzi” l’utilizzo delle tonalità scure sia nelle pagine e nelle app di sistema, sia – è la speranza diffusa – nelle app di terze parti.

I motivi per cui potrebbe tornarci utile un’interfaccia poco sgargiante sono almeno due: limitare l’affaticamento degli occhi, soprattutto nell’utilizzo notturno, ed accrescere l’autonomia degli smartphone con display OLED, i cui pixel brillano di luce propria e di conseguenza vengono spenti quando c’è da riprodurre il nero.

Per dare una dimensione numerica al risparmio energetico che garantirebbe l’eventuale dark mode di Android Q, i colleghi di phonearena.com hanno realizzato un piccolo test con l’aiuto di un Google Pixel 3 e di una periferica hardware – Basemark Power Assessment Tool – che monitorasse al milliwatt la potenza assorbita. E per ottenere la dark mode laddove non può nulla la voce Tema scuro delle impostazioni del “googlefonino”, si è ricorso all’opzione Inverti colori presente nelle impostazioni di accessibilità.

La potenza media richiesta alla batteria da 2.915 mAh di Google Pixel 3 per generare i 200 nits di luminosità impostati e per mantenere attivo l’hardware del telefono è illustrata nel grafico di sopra. Rispetto alla modalità standard, simulando il tema scuro e muovendosi tra le app di sistema, il risparmio energetico medio è del 30% circa, con picchi del 50% per le schermate normalmente bianche come la rubrica.

La seconda (ed ultima) fase del test ha riguardato le app di terze parti, per raggiungere un’analisi quanto più reale possibile in cui l’utente utilizza lo smartphone a 360 gradi. Sono state tenute fuori app come YouTube, dal momento che la navigazione tra i menù impiega poche risorse e la visione di un video non è influenzata dalla prevalenza cromatica del tema, mentre hanno contribuito alla rilevazione app molto diffuse come Facebook e Instagram.

Sebbene l’energia mediamente risparmiata sia inferiore della metà rispetto al primo scenario, il test calza meglio con le abitudini di una buona fetta di utenti: il guadagno maggiore lo si è avuto con app come Facebook Messenger (-20%) che normalmente, per via di sfondi luminosi e schermate bianche a gogo, è tra le più energivore che si possano utilizzare.

In definitiva, se Android Q dovesse integrare una dark mode nativa, a beneficiarne sarà soprattutto la batteria e di conseguenza tutti quegli utenti che utilizzano molto lo smartphone. Con buona pace dell’estetica.