Sarebbe stato qualcosa di simile a uno scambio quello tra Facebook e alcune aziende che operano nel settore smartphone. Un report del New York Times svela l’ennesima nube che aleggia sul social più popolare al mondo.

La creatura di Zuckerberg avrebbe stretto almeno 60 accordi con diverse aziende, tra cui Apple, Amazon, Blackberry, Microsoft e Samsung, affinché l’app del social blu venisse installata di fabbrica nei loro dispositivi.

E se questo, in fondo, potrebbe non essere un problema, in cambio avrebbe permesso loro di entrare negli affari sia dell’inconsapevole proprietario che della sua, altrettanto inconsapevole, cerchia di amici.

Non si è fatta attendere la risposta della società: “Sapevamo del rischio derivante da queste API (interfacce di programmazione di un’applicazione, ndr), perciò le abbiamo sempre tenute d’occhio da vicino. Le aziende interessate hanno firmato accordi che impedivano l’utilizzo di informazioni private per scopi diversi, e i nostri team incaricati della supervisione non hanno ravvisato irregolarità”.

Tra i dati trasmessi da Facebook ai produttori, secondo il NYT, c’erano informazioni sullo stato relazionale, opinioni religiose e politiche, e le partecipazioni agli eventi.

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