Nel giro di una manciata di ore il viale Chang’an di Pechino si è trovato spogliato di molti dei suoi cartelloni pubblicitari, quelli marchiati Samsung Electronics, Kia Motors e Hyundai Motor per essere precisi. Tale pulizia riguarda perciò i produttori sudcoreani come avrete già capito, e una motivazione la possiamo presto ritrovare in quella sorta di tendenza protezionista che non soltanto la Cina manifesta di seguire.

Il tutto si è svolto nella notte fra sabato e domenica scorsi, quando centinaia di operai si sono dati da fare con tanto di gru e imponenti attrezzature per rimuovere circa 120 cartelloni delle aziende suddette.

D’altronde non è la prima volta che ci troviamo di fronte a situazioni del genere. Ad esempio, circa un anno fa, lo stesso viale Chang’an veniva deprivato di 70 cartelloni pubblicitari delle tre aziende in questione, un’azione denunciata dall’IMS (l’agenzia coreana che gestisce i cartelloni pubblicitari in Cina fino al 2025, o meglio, dovrebbe gestire). Questa stessa agenzia aveva fatto richiesta di un risarcimento, domanda respinta dal governo cinese senza particolari spiegazioni o motivazioni.

Tutto questo arriva a pochi giorni dal G20 di Osaka, occasione in cui il Presidente Xi Jinping dichiarava il proprio obiettivo di impegnarsi a realizzare “un ambiente di mercato equo, giusto e non discriminatorio”, chiedendo fra l’altro a Washington “negoziati basati sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco”.