Il gruppo Privacy International ha rilasciato i risultati di uno studio che ha evidenziato come gli smartphone economici presentino problemi di sicurezza e privacy decisamente più gravi rispetto a quelli di fascia media ed alta, un dato allarmante se si considera che in pochissimi anni più di metà del mondo è finalmente online grazie a questi dispositivi.

Un membro del team rimasto senza telefono nelle Filippine ha per esempio deciso di acquistare a soli 19 dollari americani lo smartphone MyPhone 2, che potete vedere nella foto qui sotto: l’aspetto è sicuramente obsoleto e le prestazioni a dir poco sottotono ma riesce a fare la maggior parte delle operazioni possibili su smartphone da oltre 1000 euro. Com’è possibile tutto ciò? Oltre ai compromessi citati penserete già che deve esserci sotto qualcos’altro ed infatti è proprio così: c’è una piccola lista di applicazioni preinstallate con dubbi permessi che svendono i dati dell’utente senza ritegno. Fra queste è presente una versione di Facebook Lite che di default può tracciare la posizione dell’utente e leggere calendario e contatti; non mancano applicazioni a noi sconosciute come Pinoy, Brown Portal, Baidu_Location, Xender e MyPhoneRegistration.

Oltre ai possibili problemi di sicurezza derivanti da queste app, si aggiungono quelli derivanti dal fato che MyPhone 2 è animato da Android 6.0 Marshmallow, una versione decisamente obsoleta del sistema operativo del robottino verde, dato che è stata rilasciata nel 2015. Un dato ancora più triste è però quello proveniente da un’altra ricerca, a cui hanno lavorato l’Università della Pennsylvania e la Rutgers Univeristy del New Jersey: fra gli utenti che acquistano smartphone di fascia bassa/bassissima, molti sono consapevoli di come la propria privacy venga violata ma a causa delle proprie possibilità economiche non possono che accettare questa situazione così com’è.

È quindi chiaro come il digital divide ora non riguardi più la possibilità di accedere ad Internet, con ben due miliardi di persone accedenti alla rete solamente tramite smartphone, ma la privacy e la generale sicurezza dei propri dati: lo studio giustamente conclude come non dovrebbe essere una questione di finanze, ma un diritto garantito a tutte le persone.