“Ci sono forze molto potenti che si sono alleate contro una Internet aperta da tutte le parti e in tutto il mondo. Sono più preoccupato di quanto fossi in passato. Fa paura.” Queste le parole di Sergey Brin, co-fondatore di Google assieme a Larry Page, in un’intervista rilasciata al Guardian. Secondo Brin Internet sta vivendo un momento di particolare pericolo in cui sono messe in discussione la libertà e l’apertura che sono state gli elementi fondanti della Rete per come la conosciamo oggi. Le principali minacce vengono, secondo lui, dalla letale combinazione di governi che cercano di controllare i cittadini, dell’industria dell’intrattenimento che cerca di fermare la pirateria e dalla crescita dei “giardini recintati” come Facebook ed Apple che controllano e censurano a propria discrezione tutti i contenuti su cui mettono le mani.

Brin è stato uno dei più grandi sostenitori della fuga di Google dalla Cina nel 2010, per via delle eccessive restrizioni imposte ai cittadini: la censura chiesta dal governo cinese andava al di là di quanto Google fosse disposta a fare per rimanere nel Paese. Cinque anni fa non pensava che la Cina ed altri Stati avrebbero potuto controllare la Rete a lungo, ma ammette che si sbagliava. E questa cosa, ovviamente, fa paura. “Pensavo che non ci fosse alcun modo per rimettere il genio nella bottiglia, ma ora sembra che in alcune aree il genio sia stato rimesso nella bottiglia.” La cosa che più spaventa il miliardario trentottenne è proprio la volontà di Paesi come Cina, Arabia Saudita ed Iran di controllare e limitare l’accesso alla Rete.

Un altro pericolo che Brin delinea è rappresentato da Facebook ed Apple: “il tipo di ambiente in cui Google è stato sviluppato, la ragione per cui siamo riusciti a svilupare un motore di ricerca, è che il web era molto aperto. Una volta che ci sono troppe regole l’innovazione viene strangolata.” E Facebook ed Apple hanno piattaforme proprietarie che controllano fortemente, così come i contenuti accessibili da esse e gli utenti che ne fanno uso: “devi giocare con le loro regole, che sono molto restrittive.” Brin critica Facebook perchè non rende semplice all’utente il passaggio ad altri servizi. D’altronde, nemmeno Google lo fa con tutti i suoi servizi, dunque non è per nulla sorprendente che Facebook non si applichi in questo senso.

I due pericoli più grandi, però, sono altri: i governi e l’industria dell’intrattenimento. I primi cercano, anche nel nostro Paese, di regolamentare il traffico web, di decidere cosa può essere visualizzato dagli utenti, di controllare i movimenti dei cittadini online, di far vedere loro solo ciò che vogliono e di fermare le “voci fuori dal coro”. È il caso della Russia, dove si perseguono i blogger contro Putin, o dell’Iran, che dovrebbe introdurre una “Internet nazionale” quest’estate. Ricken Patel, fondatore del movimento Avaaz a favore degli attivisti siriani, fa eco a Brin: “abbiamo visto attacchi consistenti alla libertà della Rete. I governi si stanno rendendo conto del potere di questo mezzo di organizzare la gente e stanno cercando di incatenarlo in tutto il mondo, non solo in posti come Cina e Nord Korea; stiamo vedendo leggi anche negli Stati Uniti, in Italia, in tutto il mondo.”

L’industria dell’intrattenimento è l’altra grande fonte di preoccupazione, e Brin ha tenuto le parole più dure proprio per lei. “Si sta sparando sui piedi, o magari in posti peggiori dei piedi” nel tentativo di far approvare leggi che blocchino i siti che offrono materiale pirata. SOPA e PIPA sono alcuni esempi, ma anche la nostrana legge Fava non è da meno. “Non ci provavo da molti anni, ma quando vai in un sito pirata scegli quello che vuoi, lo scarichi sul dispositivo che vuoi e semplicemente funziona – e poi quando devi fare tutte quelle acrobazie [quando compri materiale legale], i muri alzati [contro la pirateria] disincentivano le persone a comprare.”

A fare le spese di tutto questo siamo, ovviamente, noi utenti. I pericoli delineati da Brin sono effettivamente pericoli riconosciuti da chiunque abbia a cuore la libertà del Web, fatto salvo per Apple e Facebook. Queste due realtà sono note per la loro applicazione della censura, ma il loro potere è per ora limitato. I pericoli più grandi vengono dai governi e dall’industria dell’intrattenimento, che spesso è dietro ai governi nel supportare leggi contro la libertà dei cittadini in nome di potenziali profitti potenzialmente persi a causa della pirateria. Sarebbe ora che più persone seguissero l’esempio di Rovio.