In questi giorni Facebook sta affrontando una bufera mediatica legata allo scandalo Cambridge Analytica e alla privacy dei propri utenti, che a quanto pare non è stata garantita a dovere. Sembra però che anche WhatsApp, la più famosa app di messaggistica istantanea acquistata dalla compagnia di Zuckerberg qualche anno fa, non sia da meno, che se in questo caso non si tratta di errori più o meno voluti ma di scelte ben precise fatte dagli sviluppatori.

I ricercatori Kiran Garimella della École Polytechnique Fédérale de Lausanne, Svizzera e Gareth Tyson, della Queen Mary University in Gran Bretagna, hanno condotto uno studio sui gruppi pubblici di WhatsApp mettendo in evidenza la facilità con cui è possibile raccogliere numerose informazioni sui partecipanti.

È possibile ottenere i link per entrare nei gruppi pubblici con relativa facilità ed è incredibile quante informazioni personali possano essere raccolte. Oltre al numero di telefono, ovviamente, è possibile acquisire foto e video inviati da ogni singolo utente e tutte le conversazioni effettuate.

È dunque facile capire come le informazioni possano essere raccolte e rivendute. Basti pensare ai partecipanti a gruppi legati alla politica, allo sport o a qualsiasi altro interesse, tutto può essere catalogato e utilizzato per profilare con maggior precisione ogni utente. Nel caso di regimi governativi particolarmente restrittivi è facile capire come sia possibile trovare i dissidenti che utilizzano WhatsApp, o le persone che si oppongono al regime, e arrestarle, come è capitato recentemente in Cina.

Dopo l’hashtag #deletefacebook, sarà dunque la volta di #DeleteWhatsApp? Fateci sapere le vostre impressioni nel box dei commenti, nel frattempo potete leggere la ricerca integrale e guardare il video realizzato dal nostro Emanuele che vi riassume il caso Cambridge Analytica.