La scorsa primavera un report pubblicato da Ars Technica aveva sollevato grossi dubbi sull’utilizzo improprio di alcune API Android allo scopo di raccogliere informazioni su chiamate, SMS e MMS effettuate dagli utenti, senza però chiedere esplicitamente il consenso all’operazione, bypassando i permessi di sistema.

All’epoca Facebook aveva affermato che i dati venivano raccolti tramite Facebook Lite e Messenger, attraverso gli opportuni permessi, con la possibilità da parte degli utenti di interrompete in qualsiasi momento la raccolta dei dati.

A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina“, una celebre frase pronunciata da papa Pio XI, torna più che mai d’attualità in questa occasione. Alcuni documenti risalenti al 2015 mostrano come gli ingegneri di Facebook stessero già allora cercando un metodo per ottenere i permessi senza mostrare alcuna finestra di dialogo, in maniera completamente silente.

Nonostante le mail non provino l’effettiva “colpevolezza” di Facebook, esse sollevano qualche legittimo dubbio sul fatto che sia stata sfruttata qualche falla per aggirare il sistema di permessi. I dati raccolti in questo modo sarebbero stati utilizzati per mostrare i nomi delle possibili conoscenze, ma qualcuno sospetta che dietro al fatto possa nascondersi la vendita di dati a terzi.

La risposta di Mark Zuckerberg non si è fatta attendere ed è giunta ovviamente attraverso Facebook. A seguire trovate il post originale nel quale il fondatore spiega cos’è successo e come una documentazione parziale possa portare a una errata interpretazione dell’intera situazione.

This week a British Parliament committee published some internal Facebook emails, which mostly include internal…

Gepostet von Mark Zuckerberg am Mittwoch, 5. Dezember 2018