Potrebbe essere ancora presto per assegnare nuove risorse nelle altre frequenze relative alla banda L per i network 5G in Italia. Il riferimento è alle altre porzioni di risorse che vanno da 900 MHz a 2600 MHz ossia al di fuori di quella che viene definita la gamma core tra 1452 e 1492 MHz delle antenne già in funzione.

Ma l’impiego sarebbe prematuro perché le suddette frequenze sono normalmente considerate tecnicamente più complesse per via di una scarsa disponibilità commerciale degli apparati di supporto e, soprattutto, per il fatto che la tecnologia sia ancora acerba.

Tutto era nato dal referto prodotto dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in merito alla consultazione pubblica con diverse realtà impegnate nello sviluppo e diffusione del 5G in Italia come Fastweb, Iliad, Linkem, Vodafone, TIM, Wind Tre, Inmarsat e Huawei. Al centro, appunto, lo studio attorno al possibile impiego di frequenze supplementari per i nuovi network.

La possibilità di poterle utilizzare esiste visto che le antenne presenti sono pronte a espandere la copertura anche al di fuori del range attuale della banda L (come detto, 1452- 1472 MHz) attualmente sfruttate in abbinamento con altre bande già assegnate ai vari operatori (il riepilogo di frequenze e bande del 5G in Italia). Il motivo di questa soluzione potrebbe essere la ricerca di una maggiore capacità in ambiente urbano e rurale.

Come riportato sempre da AGCOM, si sarebbe individuata nella frequenza di banda 1800 MHz la potenziale migliore per l’accoppiamento futuro così da poter effettuare pianificazioni di copertura che si dimostrino essere congruenti tra loro a sufficienza. Di contraltare, c’è l’opinione di altri esponenti sul fatto che le frequenze alternative debbano essere messe a disposizione solo quando sarà attivata la banda nobile dei 700 MHz.

A corollario, si è anche discusso sul fatto che, nel caso in cui venissero installati gli apparati per le frequenze suddette della banda L, andrebbero a aumentare le emissioni stesse col rischio di superare i severi limiti imposti dall’Italia. In caso di parere positivo finale, ci sarà una gara di assegnazione (qui, le precedenti aste) senza obblighi di copertura e con una base d’asta che tenga conto delle limitazioni descritte in precedenza.

Ricordiamo che anche nella banda che per prima è stata messa a disposizione – la 3,4-3,6GHz – ci sono ancora frequenze non assegnate e altre saranno liberate dal Ministero della Difesa, quindi si prospettano altre aste presto.