La crittografia, che rende l’accesso ai dati impossibile persino per le autorità e presente da tempo su WhatsApp e le altre applicazioni di messaggistica, è sempre stata un argomento molto delicato soprattutto in casi di reati nei quali si è richiesto l’accesso agli smartphone personali dei criminali da parte delle forze dell’ordine.

Horst Seehofer, Ministro federale dell’Interno della Germania dal 2018, si è sbilanciato sull’argomento e ha dichiarato che vorrebbe che il governo tedesco avesse accesso alle chat e alle telefonate criptate end-to-end di WhatsApp, ma anche di altri servizi popolari come Messenger e Telegram. Il tutto sarebbe già pronto per partire già dalla fine di quest’anno.

Secondo il politico le applicazioni in questione dovrebbero essere obbligate a registrare i dati personali degli utenti e ad inviarli alle autorità in forma non criptata. Sulla questione si è anche espressa la nota rivista tedesca Der Spiegel, famosa per aver svolto un ruolo chiave nella scoperta di numerosi scandali politici in passato, affermando che chiunque non rispetti questo ordine del governo dovrebbe essere bandito per ordine dell’Agenzia federale tedesca.

In questo modo applicazioni come WhatsApp o Messenger, se non dovessero adeguarsi alla legge, verrebbero bloccate in Germania. I contrari a questa proposta di legge hanno risposto affermando che in passato l’app Threema, molto famosa prima dell’avvento delle applicazioni più usate al giorno d’oggi, puntava tutto sulla crittografia e tutti i servizi di messaggistica venuti dopo si sono adeguati a quel livello di privacy.

Se la Germania dovesse attuare questa legge – continuano – si adeguerebbe al regime di Paesi totalitari come Iran e Cina.

Il partito di competenza di Seehofer (Unione Cristiano-Sociale in Baviera -CSU) non è comunque molto competente in materia digitale e l’opinione pubblica è ben distante dai pareri espressi dal politico. Alle prossime elezioni tedesche verrà sicuramente lanciato un messaggio più definito in tal senso, che potrebbe invogliare il partito a fare marcia indietro.

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