Non c’è stata intesa tra i 28 Stati membri dell’Unione per quanto riguarda la nuova tassa sui servizi digitali, pensata per prevenire l’evasione fiscale da parte dei colossi del web, Facebook e Google in primis.

Non sono serviti dunque gli sforzi congiunti di Francia e Germania, che avevano presentato una versione pesantemente edulcorata della proposta originale, che in qualche modo mette al riparo Apple e Amazon. Bruno La Maire, ministro delle finanze francese, non ci sta e ha annunciato oggi che il suo Paese è pronto a introdurre una propria legge sui profitti digitali entro marzo 2019, a meno che l’Unione Europea non raggiunga un’intesa simile.

È stato il presidente francese Macron a battersi in prima persona per una riforma del sistema di tassazione che ha permesso ai grandi colossi della Rete di rifugiarsi in paradisi fiscali eludendo parte dei tributi dovuti. Tra gli stati chiaramente contrari troviamo Irlanda e Svezia, ma la stessa Germania non sembra intenzionata a seguire l’esempio de transalpini.

Mentre la Francia ha da sempre puntato a una tassa europea sugli utili, la Germania avrebbe preferito una tassa minima a livello globale, per prevenire completamente ogni forma di evasione fiscale. L’ultima proposta, quella rifiutata dai 28 Stati membri, prevedeva una tassazione del 3% sugli utili provenienti dal guadagni pubblicitari che andrebbe a colpire soprattutto Facebook e Google, portando introiti minori per l’UE e pochi “effetti collaterali” per Amazon e Apple.

Nonostante tutto però la decisione della Francia di proseguire per la propria strada rappresenterebbe una sconfitta a livello europeo dell’intera campagna, con un inevitabile ripercussione sull’immagine del Paese.

 

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