Il 29 ottobre del 1969 venne trasmesso il primo pacchetto dati fra l’Università di Los Angeles e il Research Institute di Stanford. Questo segnò l’inizio di Internet come lo conosciamo noi, dove un numero incredibilmente alto di pacchetti dati vengono scambiati ogni secondo in tutto il mondo e ci permettono di accedere a una mole di dati mai sperimentata dalla specie umana.

Per l’esplosione commerciale di Internet dobbiamo però aspettare il 1989, quando la brillante mente di Tim Berners-Lee presentava al CERN di Ginevra la base teorica che descriveva il funzionamento del World Wide Web (WWW). Da lì a qualche anno iniziarono a essere messi online i primi siti online, dando così la possibilità a pochi eletti di sperimentare in prima persona una tecnologia che avrebbe cambiato (in meglio?) il genere umano.

Cinquant’anni dopo ci troviamo in una situazione in cui, ancora oggi, solo il 51,2% della popolazione mondiale ha accesso a Internet. Infatti, come sottolinea l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (Itu), solo la metà della popolazione mondiale può accedere a Internet e navigare sul Web.

Se da un lato non possiamo far altro che constatare gli enormi vantaggi che questa tecnologia ha portato a tutto il genere umano, dall’altro è difficile non sottolineare come ancora oggi la situazione sia lontana dall’essere ottimale. Solo nel nostro Paese sono più di 1200 i piccoli borghi che presentano enormi problemi di connettività, cosa che influisce negativamente sullo sviluppo del tessuto commerciale e non solo.

A questi si aggiungono gli enormi sforzi delle più importanti aziende hi-tech per cercare di cablare aree remote del globo. Fra queste troviamo ad esempio Project Loom di Google che sta facendo importanti passi in avanti in Africa. È ancora presto per poter festeggiare un mondo interconnesso e accessibile a tutti, ma siamo certi che il futuro ci porterà a questo.