Dopo gli attacchi di Apple al mondo Android ed a Samsung in particolare, è il turno per Nokia di sfoderare i brevetti e fare cassa. La grossa differenza tra i due casi, però, è il fatto che Apple faceva leva su brevetti di dubbia utilità e validità per eliminare gli avversari, Nokia chiede che vengano riconosciuti gli oneri di licenza da parte di chi sfrutta i suoi brevetti di tipo tecnico (e non sui rettangoli con gli angoli arrotondati).

Motivo del contendere legale è il brevetto europeo EP0879538, che copre l’applicazione di un “terminale mobile che consente l’attivazione dei servizi di rete tramite l’uso di un servizio di messaggi brevi (SMS) point-to-point”. In buona sostanza, il brevetto copre la funzionalità di attivazione o disattivazione di certe funzionalità di un terminale mobile connesso ad una rete (uno smartphone, ad esempio) tramite un SMS speciale che dà istruzioni su cosa attivare o disattivare.

Anche se questa funzionalità può apparire come inutile o non utilizzata, basti pensare agli smartphone aziendali che necessitano di un alto livello di sicurezza e possono essere impostati in maniera tale da cancellare certe informazioni al loro interno con un semplice SMS.

La disputa verte, al momento, sull’interpretazione del termine “rete”: se, da un lato, c’è HTC che afferma che tale termine sia da interpretare secondo ciò che era a disposizione quando il brevetto è stato registrato (metà anni ’90) ed esclude, quindi, Internet e le reti moderne, dall’altro lato c’è Nokia che afferma che il brevetto parla di “rete” in modo generale e quindi non esclude alcuna implementazione. La corte ha favorito HTC nei casi precedenti, ma in questo processo sembra che le chance di vincere per la società taiwanese si assottiglino ad ogni momento anche a causa della sua difesa che non è riuscita finora a trovare un escamotage efficace.

La decisione finale sarà presa il 17 Maggio.

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