Mentre 20 comuni italiani dicono no allo sviluppo del 5G, diventa legge il decreto legge sulla cyber security etichettato come Golden Power. Ricordiamo che all’interno del decreto legge n.64 dell’11 luglio 2019 si parlava del 5G, elemento che era poi confluito nella disciplina “Golden Power”. Questo non è altro che un dispositivo prerogativa dello Stato per recedere dai contratti già stipulati che riguardano asset strategici.

Quest’oggi il testo contenente l’estensione del Golden Power per il 5G è stato approvato alla Camera. Il testo di legge contiene importanti misure che vanno a descrivere in maniera puntigliosa il nuovo perimetro di sicurezza nazionale, in cui dovranno rientrate tutte le aziende che operano in settori strategici come quello della telecomunicazioni.

Secondo quanto scritto nell’art.1 del nuovo decreto legge appena approvato, il perimetro ha lo scopo di “assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori pubblici e privati aventi sede nel territorio nazionale, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato, ovvero la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato.

Tutte le operazioni di controllo hanno come obiettivo quello di salvaguardare la protezione fisica e logica di tutti i dati trasmessi e salvaguardare l’integrità delle reti utilizzate – fondamentalmente si vogliono evitare situazioni in cui una falla nell’integrità della rete permetta a terzi (magari stati nemici) di carpire importanti informazioni di ordine pubblico.

In aggiunta, l’art.3 dispone che tutti i soggetti inclusi all’interno del nuovo perimetro di sicurezza devono notificare eventuali accordi o contratti con soggetti non appartenenti all’Unione Europea. La Presidenza del Consiglio avrà poi la possibilità di esercitare il suo ruolo di veto per soddisfare le esigenze di sicurezza nazione. Sarà poi compito del Centro di Valutazione e Certificazione Nazione in forze al Ministero dello Sviluppo Economico, verificare e certificare le condizioni di sicurezza che, in caso di irregolarità, comporterà una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 1 milioni e 800 mila euro.

Se da un lato abbiamo quindi la nascita di un nuovo perimetro di sicurezza per quanto riguarda il 5G, dall’altro non possiamo non parlare del 6G. Questo, ancora in una fase di sviluppo embrionale come dichiarato da Ren Zhengfei, CEO di Huawei, è stato il fulcro del discorso di Yu Shaohua, dell’Accademia cinese degli Ingegneri, durante la “World Conference on Information and Communication Technology in the Future”.

Il paper avente il titolo “Le applicazioni e le attrezzature iconiche sono la chiave del successo del 5G“, prende in considerazione anche quelle che saranno le prerogative del nuovo 6G, che garantirà la possibilità per gli utenti di sperimentare quello le caratteristiche intrinseche della tecnologia che sono state condensate nella parola “TRUST”:

  • T, sta per la velocità di trasmissione dati del 6G in Tb/s;
  • R, sta per altissima affidabilità;
  • U, sta per collegamento in sovraccarico;
  • S, sta per ritardo nell’ordine inferiore ai millisecondi;
  • T, sta per largo spettro degli Herz.

Sappiamo da ormai qualche tempo che il 6G sarà in grado di garantire velocità teoriche di 1 TB/s, e tramite questa connettività la gli utenti potranno sperimentare un nuovo livello di avanzamento tecnologico non garantito dal 5G.