Sono numerosi gli utenti che utilizzano il sistema di punteggi del Play Store per capire se un’applicazione può essere considerata affidabile, anche nel caso in cui stiano valutando l’acquisto di un accessorio.

Peccato però che, nonostante i numerosi sforzi profusi da Google, sia ancora fin troppo facile aggirare i sistemi automatizzati e portare alle stelle applicazioni che non lo meritano o, viceversa, screditare applicazioni della concorrenza.

Il caso è tornato alla ribalta grazie alla companion app dei ciclocomputer iGPSPORT, che fino allo scorso anno non godeva di una buona reputazione a causa di numerosi problemi di stabilità della connessione. Eppure da inizio 2020 i giudizi positivi sono stati numerosi, tanto da portare il giudizio attuale a ben 4,7 stelle, senza che apparentemente siano stati risolti i problemi che affliggevano l’applicazione.

Strano però che gli automatismi di Google non siano riusciti a notare l’elevato numero di nomi e cognomi composti da 5 lettere casuali, o quei nomi realizzati con due parole formate da termini presi a caso da qualche dizionario (panornithic twovesiculocavernous o homogone pseudoprophetic giusto per citarne un paio).

È pur vero che il web pullula di gente che non vuole far conoscere il proprio nome, ma un numero così alto di nomi bizzarri abbinati, guarda caso, a recensioni a cinque stelle, dovrebbe quantomeno far sorgere dei sospetti anche alla più sgangherata delle intelligenze artificiali.

Se è vero che in alcuni casi sono state utilizzate tecniche molto più sofisticate, questo semplice esempio mostra che non serve una mente diabolica e un algoritmo particolarmente complesso per farsi beffe di un colosso come Google.

In questo, se non altro, la compagnia di Mountain View è in buona compagnia visto che anche la “vicina” Apple non naviga in acque migliori. E allora perché non unire gli sforzi, come è accaduto di recente con l’API di tracciamento dei contatti, e cercare una soluzione all’annoso problema che finisce per danneggiare gli sviluppatori così come gli utenti finali, per non parlare della credibilità dei sistemi di giudizio in senso assoluto.