William Barr, Procuratore Generale degli Stati Uniti, è un nome piuttosto conosciuto nell’ambiente hi-tech, soprattutto quando si ha a che fare con alcune delle più grandi realtà del panorama tecnologico. Di lui abbiamo parlato circa l’investigazione antitrust contro Google così come della richiesta di aprire una backdoor all’interno di Facebook per garantire l’accesso alle forze dell’ordine.

Quest’oggi Will Cathcart Stan Chudnovsky, rispettivamente a capo di WhatsApp e Facebook Messenger, hanno espresso nuovamente il loro più totale dissenso circa la possibilità di implementare una backdoor nelle sopracitate applicazioni. Secondo Cathcart e Chudnovsky, una backdoor non renderebbe affatto più sicure le nostre società ma anzi, permetterebbe a malintenzionati di accedere ai nostri smartphone e conseguentemente a dati personali estremamente delicati.

Ovviamente William Barr la pensa in tutt’altro modo, arrivando addirittura a dichiarare che applicazioni con la crittografia end-to-end vengono utilizzate da “organizzazioni terroristiche, cartelli della droga, molestatori di bambini e bande dedite alla pedopornografia”.

C’è chi la pensa in modo completamente differente, e si potrebbe obbiettare che anche le biblioteche e alcuni siti web potrebbero essere sfruttati da malintenzionati perché forniscono indicazioni che, eventualmente, potrebbero essere sfruttati per compiere azioni riprovevoli.

In questi giorni sia Facebook che Apple hanno testimoniato difronte ad una speciale commissione del Senato degli Stati Uniti proprio per quanto riguarda il tema della crittografia presente nei loro sistemi, ed è proprio in questo frangente che anche il responsabile privacy di Apple ha dichiarato che la crittografia protegge i dati sensibili di milioni di utenti in tutto il mondo.

Attivare un sistema di backdoor all’interno di un’applicazione o, per estensione, in un sistema operativo, ci renderebbe meno sicuri.