È per il momento quello europeo il continente nell’occhio del ciclone del nuovo coronavirus, il COVID-19, per cui, dopo la Cina, spetta all’Europa individuare una via per ritornare alla quotidianità senza che contagi e morti tornino a salire.

Nel Paese della Grande Muraglia ed in Corea del Sud si è sperimentato con successo il tracciamento degli spostamenti tramite smartphone, attraverso un’app che segnali i luoghi frequentati da chi è stato contagiato e permetta di risalire ai cittadini con i quali è venuto in contatto. In entrambi i Paesi però l’efficacia è stata raggiunta tramite un sistema molto invasivo sui dati personali, quindi la sfida europea è tenere conto del diritto alla privacy senza perdere in efficacia.

Una sfida non di poco conto su cui si è espressa di recente la Commissione europea secondo la quale ci si può riuscire utilizzando tutti la stessa app o quantomeno individuando degli standard comuni ai Paesi membri. Secondo Bloomberg la Commissione non vuole transigere sul rispetto delle leggi comunitarie sulla privacy.

“Le misure dovrebbero puntare a rendere le app inter-operabili e le nazioni farebbero bene a sviluppare un’unica app per l’intera comunità. […] La UE è preoccupata per le possibili violazioni della privacy delle app che generano troppi dati sugli spostamenti delle persone. In alcuni Paesi la geo-localizzazione degli individui e la centralizzazione dei dati sensibili pongono degli interrogativi su numerosi diritti e libertà individuali. […] È prioritario che i diritti delle persone siano assicurati”.