Google non è obbligata a garantire il diritto all’oblio su scala globale: questo è il riassunto delle più recenti vicende giudiziarie con implicato il gigante dei motori di ricerca chiamato in causa da singoli cittadini supportati dall’autorità che si occupano del rispetto della privacy delle singole nazioni.

Come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa, in Italia vige il diritto all’oblio anche a seguito della riabilitazione da un reato. Da noi, la possibilità di richiedere la cancellazione di determinati risultati nell’indicizzazione a proposito di una specifica query che può essere appunto il proprio nominativo viene estesa a tutti i paesi dell’Unione Europea. Ma cosa accade una volta oltrepassati i confini del Vecchio Continente?

Una recente vicenda (del 2016) su questo argomento ha visto come protagonista la Francia con l’autorità per la privacy che ha multato di 100.000 euro Google che aveva sì garantito il diritto all’oblio, ma soltanto entro i confini nazionali, mentre al di fuori tutto rimaneva visibile e ricaricabile senza alcun problema. Nelle prossime ore dovrebbe arrivare la decisione della Corte di Giustizia, ma sembra scontato che l’oblio rimanga confinato entro l’Ue.

A proposito del Global Removal, anche altre nazioni come Danimarca, Grecia e Spagna aveva seguito le stesse posizioni della Francia, ma le Corti non sono allineate con le richieste confermando la non extraterritorialità del diritto in tema di informazione. Cosa cambierà, nella pratica?

Che per esempio il diritto d’oblio sarà applicato cercando in Italia oppure in un’altra versione di Google in un altro paese dell’Unione Europea (Google.it passando a Google.fr oppure Google.de) dato che dipenderà dalla localizzazione geografica dell’utente. Se si sarà al di fuori dell’UE allora ritornerà a essere visibile. Va da sé che con un VPN che modifica virtualmente la posizione geografica si potrà bypassare il diritto all’oblio anche sul territorio nazionale interessato.

Ricordiamo che il diritto all’oblio è stato sancito dalla Corte di Giustizia Europea nel 2014 ed è stato incluso nel GDPR ossia il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati.