Negli ultimi nove anni i ricavi del mercato della telefonia, fissa e mobile, hanno subito una importante contrazione, che ha portato a perdere ben 11 miliardi di euro. Si spiegano dunque le manovre poco chiare degli operatori nostrani, come la tredicesima mensilità introdotta di fatto con la fatturazione a 28 giorni, o i costi aggiuntivi per chi si dimentica di ricaricare la propria SIM.

I dati provengono da uno studio effettuato da Digital360 e mostrano una flessione compresa tra il 24 e il 27% per la telefonia fissa e mobile. Si tratta di somme importanti, che hanno comportato una riduzione degli investimenti e della qualità dei servizi di connettività.

La situazione in Italia rispecchia in peggio quanto sta accadendo in altri Paesi europei, come Gran Bretagna, Francia e Spagna, anche se le cifre sono di minore entità, pur rimanendo molto importanti. Proprio nel momento in cui sono necessari grossi investimenti sul 5G, è arrivata Iliad che ha portato una ventata di novità, scombinando però i piani degli operatori tradizionali, costretti a rivedere al basso le proprie tariffe per adeguarsi.

In Spagna e nel Regno Unito invece le tariffe sono tornate a salire, dopo un decennio di continui cali e questo sembra aver aiutato a contenere le perdite. È però interessante notare come la telefonia sia il solo mercato regolato dove i prezzi sono scesi a precipizio, mentre quelli di trasporti, energia elettrica e gas sono costantemente saliti.

 

Ne ha risentito soprattutto il tasso di penetrazione in Italia della banda larga fissa oltre i 30 Mbit, tra le più basse d’Europa e ben distante da Paesi come Spagna, Regno Unito e Germania, e molto al di sotto anche della media continentale.