Quello di mSpy è un caso davvero particolare, che solleva numerosi interrogativi su una categoria di applicazioni che viaggiano ai confini della legalità, creando numerose discussioni etiche in merito.

Si tratta di un’applicazione pesata per i genitori che vogliono spiare, non ci sono altri termini per definire l’azione, gli smartphone propri figli a loro insaputa. Da parecchio tempo le discussioni sull’utilità di queste applicazioni sono oggetto di animate discussioni ma recentemente proprio mSpy e finita sotto i riflettori per una grave falla di sicurezza.

I dati di oltre un milione di utenti paganti sono finiti, senza alcun tipo di protezione, sul web, dove chiunque, senza alcun tipo di filtro o autenticazione, poteva vederli. Non si tratta di semplici dati di navigazioni o di informazioni di poco conto.

A essere finite in Rete sono stati username e password, anche di servizi come Apple iCloud, ma anche messaggi Facebook e WhatsApp, spiati dai genitori che hanno involontariamente messo a rischio la privacy dei propri figli. Nel periodo i cui i dati sono risultati accessibili, è stato possibile visualizzare in tempo reale le attività degli utenti sui cui dispositivi era installato mSpy.

Il Chief Security Officier di mSpy minimizza, affermando che una “possibile falla” avrebbe portato a un rischio di bassa entità. Anche gli spyware dunque possono fallire e , ironia della sorte, danneggiare doppiamente la privacy degli utenti coinvolti.