Amazon Alexa, l’assistente vocale della nota piattaforma e-commerce, ha conosciuto un enorme sviluppo nel corso di questi ultimi anni, diventando uno dei diretti concorrenti di Google Assistant, pur se con qualche incertezza sulla gestione della privacy degli utenti.
Proprio quest’oggi è stato infatti ufficializzato che Amazon Alexa supporta fino a 60 mila dispositivi smart di più di 7 mila brand diversi, un numero che sembra decisamente enorme se pensiamo che gli ultimi risultati conosciuti, risalenti allo scorso settembre, parlavano di circa 20 mila dispositivi compatibili.
Se prendiamo per buoni e non per pompati i dati rilasciati da Amazon, la spiegazione più logica è che in questo numero siano state considerate anche le centinaia di dispositivi smart, dalle lampadine agli interruttori, lanciati sul mercato dai più svariati produttori nel corso di questi ultimi mesi.
A questo grande sviluppo corrisponde però una grande ombra, lanciata dal Washington Post e che riguarda la privacy degli utenti che utilizzano Amazon Alexa. Sembra infatti che l’assistente vocale continui ancora a registrare le parole degli utenti, attraverso gli Amazon Echo o gli altri speaker di terze parti, senza possibilità di scegliere se permetterlo o meno (cosa che invece Google Assistant permette).
Non è tutto: sempre secondo il Washington Post, questi dati verrebbero salvati e inviati ai server di Amazon, dove vengono ascoltati da persone in carne ed ossa. Amazon non ha mai ufficialmente negato queste accuse, continuando a garantire l’anonimità di tutto ciò che viene raccolto e che il tutto viene eseguito esclusivamente per migliorare la qualità dell’assistente vocale.
Amazon Alexa legge ora anche i libri in italiano
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