Durante le scorse ore, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, si è tenuto un convegno dal nome “Verso un nuovo codice delle comunicazioni elettroniche. Il ruolo di AGCOM”. Come enunciato dallo stesso titolo, questo evento è stato dedicato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il suo ruolo. AGCOM, così come viene spesso definita, è un’autorità amministrativa italiana, con sede a Napoli, nata nel 1997. Il compito di questa figura è quello di tutelare i diritti dei cittadini nella telecomunicazione e di controllare la competizione degli operatori: è intuibile quanto essa sia importante in un periodo delicato, da questo punto di vista, come quello in cui viviamo.

Antonio Nicita, Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, eletto dalla camera nel novembre del 2013, ha presentato l’idea di creare una sola authority di regolazione per il digitale. Essa, secondo il suo progetto, dovrebbe nascere dalla fusone di AGCOM e del Garante per la protezione dei dati personali, che si occupa del rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali. Il motivo? Secondo il commissario sarebbe possibile “esercitare un maggior potere contrattuale nei confronti delle piattaforme globali”.

Fatta eccezione per l’intervento antitrust che ha una sua specificità ed autonomia, man mano che il dato diventa il ‘prodotto’ al centro dei modelli di business della comunicazione digitale, il campo regolatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e quello del Garante per la protezione dei dati personali appaiono sempre più sovrapponibili.

Ha dichiarato Nicita durante il convegno. Secondo il commissario, diverse competenze distribuite tra più autorità non sarebbe la strada giusta: gli obiettivi, che possono anche essere diversi tra di loro, potrebbero rivelarsi contrastanti. Come risolvere questo problema? Antonio Nicita è certo della propria tesi:

Sarebbe auspicabile una fusione di Agcom e del Garante per la privacy, le cui competenze, sancite a livello europeo, resterebbero intatte e costituirebbero un importante tassello nel percorso per la costruzione di un mercato regolato dell’uso del dato, che va affidata al legislatore.

Una modifica che, se mai dovesse essere portata avanti, avrebbe sicuramente ripercussioni, speriamo positivi, su tutti noi consumatori italiani.