L’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) con la delibera 89/18/CONS ha dato il via ad una consultazione pubblica per l’assegnazione delle frequenze che andranno a costituire l’impalcatura della rete mobile 5G.

La delibera coinvolge le bande 694–790 MHz, 3600–3800 MHz e 26.5–27.5 GHz. La fase di transizione tra l’attuale tecnologia 4G e la prossima è già partita da tempo con le prime sperimentazioni ad opera di alcuni gestori – come Fastweb o Vodafone – , e con questa iniziativa dell’AGCOM si apre la parentesi che terminerà a fine 2018 con l’asta miliardaria per l’assegnazione delle frequenze.

Adesso le parti coinvolte avranno 30 giorni di tempo entro cui inviare commenti, proposte e modifiche, per far sì che possa essere stilato un regolamento definitivo.

È interessante notare come la rete di quinta generazione si differenzi dal 4G attuale: la banda a 700 MHz (oggi il 4G non “scende” sotto gli 800 MHz) consentirà una miglior penetrazione della rete all’interno degli edifici e sarà ancor più adatta a coprire lunghe distanze, ma sarà disponibile solo a partire da luglio 2022 (mentre i gestori contano di partire molto prima, diciamo dal 2019).

Scenario opposto per la banda ad altissima frequenza, quei 27 GHz che garantiranno le velocità di punta, dell’ordine di svariati gigabit al secondo, promesse dal 5G. Il 4G non va oltre i 2,6 GHz. Alla rapidità però fa da contraltare una minor capacità di coprire il territorio, con l’ovvia necessità di un numero maggiore di ripetitori per servire le stesse zone oggi coperte dal 4G.

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