Torniamo a occuparci del Google Play Store e, nello specifico, dell’avviso che compare a quegli utenti che provano a installare un’app “creata per una versione precedente di Android“, ovvero un’app non più recente.

Con l’arrivo di Android 14 cambierà la soglia minima di compatibilità, spostata decisamente più avanti da Google per motivi di sicurezza. Questa situazione, tuttavia, presenta alcune lacune e alcune incongruenze. Proviamo a mettere tutto in chiaro, partendo da un minimo di contesto per poi arrivare alla situazione attuale e alle possibili soluzioni che Big G potrebbe implementare per ovviare al problema.

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Cosa è l’avviso di incompatibilità di un’app sul Google Play Store

L’avviso di incompatibilità del Google Play Store è quell’avviso che informa l’utente dell’impossibilità di scaricare e installare un’app sul proprio dispositivo perché l’app in questione è stata creata per una vecchia versione di Android.

A titolo di esempio, prendiamo l’app Screen off – Widget & Tile dello sviluppatore JGR di cui abbiamo parlato lo scorso anno: quest’app, pubblicata nel 2018 (quando ancora c’era Android 9 Pie) e aggiornata per l’ultima volta all’inizio del 2019, risulta installabile sui dispositivi che eseguono Android 13 ma viene segnalata come non compatibile con i dispositivi che eseguono Android 14.

Dalla galleria sottostante, infatti, potete notare la differenza di comportamento quando si prova a installare la suddetta app su un Samsung Galaxy Z Flip3 5G (con Android 13) e su un Google Pixel 6 (che esegue una beta di Android 14). Nel secondo caso, al posto del pulsante installa, viene mostrato l’avviso “Questa app non è disponibile per il tuo dispositivo perché è stata creata per una versione precedente di Android.

In generale, l’avviso viene fuori per garantire che gli utenti installino solo app che rispettino le ultime funzionalità di privacy e sicurezza di Android. Tuttavia, questa “funzionalità” presenta alcune lacune e incongruenze.

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È bene fare un po’ di contesto

Prima di andare avanti e capire quali siano queste lacune e incongruenze di cui abbiamo parlato poco sopra, è bene fare un po’ di contesto.

Nell’aprile del 2022, Google aveva annunciato il futuro ampiamento dei requisiti del livello API target del Google Play Store per “aumentare la sicurezza degli utenti“: il colosso di Mountain View ha infatti affermato che “le app esistenti che non soddisfano i requisiti di un livello API target che risale a massimo due anni dall’ultima versione principale di Android non saranno rilevabili e installabili per i nuovi utenti con dispositivi che eseguono versioni del sistema operativo Android superiori al livello API target delle app“.

Per inciso, il livello API target è quel parametro (presente nel file manifest di ogni app) che “indica come deve essere eseguita l’app su versioni di Android diverse“. Ad esempio, un’app destinata al livello API target 33 è influenzata dai comportamenti di sistema di Android 13.

Dal 1 novembre 2022 (o dal 1 maggio 2023 se lo sviluppatore ha richiesto una deroga), un’app destinata al livello API target 29 (quello di Android 10) o inferiore non potrà essere rilevata o installata da nuovi utenti con dispositivi che eseguono una versione del sistema operativo Android superiore al livello API target dell’app stessa.

A partire dal 31 agosto 2023 (nuova data che di anno in anno sposterà l’asticella), le nuove app (inteso come “app di nuova pubblicazione”) dovranno avere come target Android 13 (livello API target 33); per le app esistenti (inteso come “app già pubblicate”), l’asticella si alza al livello API target 31. Quelle esistenti che hanno il livello API target 30 o precedente, saranno disponibili solo su Android 11 e versioni precedenti.

Per maggiori informazioni sulla questione, vi rimandiamo a un post pubblicato da Google all’interno della sezione dedicata al Google Play Store sul portale ufficiale del supporto.

Google Play Store - relazione tra app esistenti e versione di Android

C’è però una grossa incongruenza

In generale, come sottolineato in precedenza, questo meccanismo è messo a punto per rendere le cose complessivamente più sicure per gli utenti, poiché le app destinate ai livelli API precedenti non sono soggette a molte delle restrizioni sulla privacy e sulla sicurezza introdotte dalle versioni Android più recenti.

Il problema è che Google si limita semplicemente a dire agli utenti che non possono installare un’app dal Play Store ma ciò non significa che loro non possano comunque provare col sideload (ovvero download e installazione manuale di un’app tramite pacchetto APK). Questo potrebbe portare a un aumento degli utenti che installano app potenzialmente pericolose da siti Web poco affidabili.

Addirittura emerge che, cercando su Google l’avviso di incompatibilità, la risposta fornita dall’intelligenza artificiale generativa di Google consiglia proprio di effettuare l’installazione manuale dell’app. Questa è una vera e propria incongruenza.

Google Play Store - incongruenza suggerimento

Le possibili soluzioni per Big G

Dal momento che, alla fine della fiera, l’installazione dell’app “incompatibile” è comunque ammesso, anche se per vie traverse, forse converrebbe aggiungere un pulsante “Installa comunque” che avvisa l’utente dei potenziali rischi ma lo rende consapevole. Se invece un’app è dannosa (o rischiosa), dovrebbe semplicemente essere rimossa dal Play Store e non limitata.

Lo stesso Android avvisa già gli utenti quando essi tentano di eseguire un’app destinata a livelli API target precedenti (e in questo caso la soglia di avviso per Android 13 era al livello API target 23 ma è stata spostata al livello API target 28 per Android 14). La prossima versione di Android dispone anche di un livello di protezione aggiuntivo sotto forma di livello API target minimo installabile.

Alcuni sviluppatori sono più penalizzati di altri dalle politiche del Google Play Store

Ciò che Google suggerisce agli sviluppatori di app poco aggiornate è semplice: “aggiornate le vostre app“.

Molti sviluppatori di app e giochi indipendenti guadagnano poco dai loro progetti o, addirittura, lo fanno per passione. Nel caso in cui essi non dovessero aggiornare le proprie app, basterebbe non ricompensarli per non averlo fatto ma non punirli. Molte app, addirittura, non necessitano di aggiornamenti frequenti perché il loro comportamento non cambia.

Emerge un caso specifico di un’app chiamata My Sensors, un’app che in soldoni permette di visualizzare il log catturato da tutti i sensori del dispositivo su cui viene installata. In generale, quindi, è la classica app che non necessita di aggiornamenti annuali.

Alla pagina dell’app sul Google Play Store viene mostrato l’avviso di incompatibilità e, procedendo con il sideload, viene mostrato un pop-up che avvisa l’utente del fatto che l’app sia stata progettata per una vecchia versione di Android e potrebbe non funzionare correttamente perché non include gli ultimi accorgimenti in termini di sicurezza e privacy.

 

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