È da tempo risaputo che bisogna ponderare con attenzione cosa postare sui social network, una raccomandazione che vale ancor di più per chi ha qualcosa da nascondere. L’Agenzia delle Entrate, negli ultimi anni, ha iniziato a effettuare controlli incrociati sfruttando anche le prove raccolte sul web. E anche un’app multifunzionale come Google Maps può diventare un’arma molto potente.

Social e Google Maps le armi del fisco

Da almeno cinque anni il Fisco ha ammesso di fare ricorso a quelle che vengono definite “fonti aperte” per i propri controlli, utilizzando siti e social network per ottenere maggiori informazioni sulle case di lusso. Anche la Guardia di Finanza, in una circolare del 2018, fa riferimento a tali fonti, volte soprattutto a cercare false Onlus nate in realtà con il solo scopo di evadere le tasse.

Ecco così che Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza utilizzano sistemi moderni per le proprie indagini: pagine web, social network e articoli di giornale, per verificare possibili incongruenze tra le dichiarazioni dei redditi e i patrimoni reali. Qui entra in gioco uno strumento versatile come Google Maps, che sfrutta un algoritmo appositamente istruito.

In questo modo attraverso la nota app è possibile identificare gli immobili di pregio, in particolare quelli più isolati e non facilmente raggiungibili, ma anche piscine e campi da tennis, che i relativi proprietari potrebbero aver “scordato” di inserire nel 730. Un semplice controllo incrociato verifica se i redditi dichiarati sono troppo bassi per giustificare il reale tenore di vita e scattano gli accertamenti e, di conseguenza, i guai.

L’Italia non è certo la sola nazione a utilizzare questi strumenti nella lotta all’evasione: la legge di Bilancio francese dello scorso anno ha dato il via libera ai controlli sui profili social, con un occhio di riguardo alle foto delle vacanze o delle cene, per scoprire i furbetti che ritoccano verso il basso le proprie dichiarazioni.

Nel 2010 la Grecia ha utilizzato Google Earth per identificare oltre 16.000 piscine non dichiarate dai rispettivi proprietari, che sono ovviamente incorsi in pesanti sanzioni. Anche l’Unione Europea ha stanziato dei fondi per la realizzazione di un sistema di intelligenza artificiale in grado di portare su un altro livello la lotta all’evasione fiscale, sulla falsa riga di quanto sperimentato nel 2013 nel Regno Unito.

Vita dura quindi per chi dichiara redditi da miseria e vive nel lusso più sfrenato: occorre maggiore attenzione alle spese, ai comportamenti e alla ristrutturazione delle case, soprattutto per chi ha l’abitudine di ostentare sui social. Meglio ancora, è il caso di dichiarare correttamente quanto percepito e pagare il giusto.

Con buona pace di chi si appella al diritto alla privacy: sono molti infatti i giudici che hanno ammesso l’utilizzo di questa tipologia di indizi digitali per i controlli fiscali.