L’ultimo arrivato di casa Google è stato, come prevedibile, già messo sotto torchio ed essendo molto simile al suo predecessore, lo smartphone risulta poco riparabile, probabilmente anche meno rispetto agli standard a cui siamo abituati oggigiorno. Grazie al teardown effettuato da PBKreviews possiamo vedere quali sono le scelte tecniche effettuate dal gigante californiano per Pixel 5a e come queste influenzino la riparabilità di questo smartphone.

Analogamente a quanto si vede in molti telefoni odierni, anche per Pixel 5a il punto di accesso alle componenti interne è lo schermo, che deve essere sollevato applicando del calore per far sì che l’adesivo attenui la sua presa al telaio. Una volta caldo, lo schermo deve essere sollevato dalla parte sinistra, in modo da non danneggiare il cavo che lo collega alla scheda madre. Una volta rimosso, lo schermo è protetto da un frame di plastica che può essere rimosso a sua volta. Tornando al corpo principale dello smartphone, troviamo un foglio di grafene piuttosto grande, utile per trasferire calore verso lo schermo.

Una volta rimosso questo, troviamo la batteria contornata da una cover di metallo che deve essere rimosso svitando ben 10 viti T4. Su questa cover troviamo il led per le notifiche e il motorino per la vibrazione. A questo punto abbiamo accesso alla scheda madre vera e propria e possiamo finalmente rimuovere la batteria e le varie componenti. La batteria può essere rimossa con le “pull tabs”, strisce di adesivo che quando tirate, lasciano libera la batteria. In questo caso, una delle criticità è che le strisce si spezzano, rendendole pressoché inutili.

Anche la rimozione di componenti fondamentali come il SoC e le fotocamere non è certamente agevole, dato che per rimuoverle c’è bisogno di alcol isopropilico, utile a rendere meno efficace l’adesivo che li fa aderire alla scocca. Google Pixel 5a riceve un voto sicuramente non lusinghiero con un 5/10 che non lascia certo dubbi a quanto sia facile ripararlo.