Di tanto in tanto Facebook si trova al centro di critiche per motivazioni legate alla privacy e alla gestione dei dati degli utenti e finisce sotto la lente d’ingrandimento delle autorità e dall’Irlanda arriva la notizia di una nuova grana per il colosso dei social network.

Stando a quanto si apprende, infatti, un moderatore di Facebook ha dichiarato a una commissione parlamentare irlandese che l’azienda non fa abbastanza per proteggere i lavoratori che hanno il compito di individuare e rimuovere i contenuti violenti e inquietanti pubblicati sulla piattaforma.

I moderatori di Facebook chiedono aiuto

Isabella Plunkett, attualmente alle dipendenze di Covalen (una società irlandese che assume moderatori di contenuti per lavorare come personale a contratto), ha detto alla commissione che i moderatori non dipendenti di Facebook non hanno accesso adeguato alle risorse per la salute mentale.

Tanto per fare un esempio, Covalen concede ai propri dipendenti un’ora e mezza di “tempo per il benessere” ogni settimana, solo che i “coach del benessere” forniti dall’azienda non sono professionisti della salute mentale e non sono attrezzati per aiutare i moderatori a elaborare i contenuti traumatici di cui spesso si occupano.

La Plunkett sostiene che è praticamente impossibile guardare contenuti violenti per 7 o 8 ore al giorno e non rimanerne influenzati e, pertanto, anche ai moderatori esterni dovrebbero essere concessi i medesimi vantaggi e protezioni dei dipendenti effettivi di Facebook, inclusi i periodi di malattia retribuiti e la possibilità di lavorare da casa.

Inoltre, sempre secondo Isabella Plunkett, gli accordi di non divulgazione di Facebook non fanno altro che peggiorare la situazione, contribuendo a creare “un clima di paura” e facendo sì che i moderatori evitino di parlare dei loro problemi o di cercare un aiuto esterno.

Un portavoce di Facebook ci ha tenuto a ricordare che il colosso dei social network è impegnato a collaborare con i suoi vari partner per fornire supporto alle persone che esaminano i contenuti della piattaforma, inclusa la possibilità di avere supporto psicologico.

Facebook, inoltre, è al lavoro anche su soluzioni tecniche che possano limitare il più possibile l’esposizione dei revisori di contenuti a materiale potenzialmente grafico.

A questo punto il team del colosso dei social network dovrà rispondere alle domande che la commissione parlamentare irlandese deciderà di porre per valutare la gravità della situazione dei suoi moderatori e adottare le eventuali misure che dovessero essere ritenute necessarie.