Quando nel maggio 2019 l’allora presidente americano Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo con il quale inseriva Huawei e altre compagnie nella entity list, che blocca ogni rapporto commerciale con le compagnie americane, ha aperto un fondo governativo da 8,3 miliardi di dollari, con uno scopo ben preciso.

Un buco nella legislazione e Huawei vende negli USA

Come riporta Reuters, il fondo aperto da Trump ha lo scopo di aiutare gli operatori di telefonia mobile americani nel passaggio alle reti 5G e nella sostituzione delle apparecchiature esistenti. Ricordiamo infatti che Huawei è uno dei maggiori produttori di apparecchiature per la rete mobile, anche negli Stati Uniti, ma il ban firmato da Trump impedisce alla compagnia asiatica di vendere la propria tecnologia negli USA.

Le norme che regolano l’accesso ai fondi impediscono alle aziende americane di acquistare tecnologia, anche 5G, da Huawei. C’è però un clamoroso buco normativo che permette a qualsiasi operatore telefonico americano di acquistare prodotti dal colosso cinese se utilizza fondi propri. Il limite infatti è legato all’utilizzo di fondi statali, ma se un qualsiasi operatore fa ricorso ad altri fondi, può completare l’acquisto senza alcuna limitazione.

Lo segnala Brendan Carr, Commissario della FCC (Federal Communication Commission) americana, facendo riferimento sia a Huawei che a ZTE, altra compagnia cinese da tempo nel mirino delle autorità statunitensi. “È una chiara scappatoia, non ha senso permettere l’acquisto e l’inserimento nelle nostre reti di comunicazione delle medesime apparecchiature a patto che non vengano coinvolti dollari federali.

Carr dunque chiede una revisione dei prodotti già certificati, affermazione che ha fatto scattare l’immediata risposta di Huawei: “Estendere il processo di valutazione e approvazione per proibire equipaggiamenti di rete che sono già stati approvati dalla stessa FCC è fuorviante e costoso per le compagnie americane.

Il colosso cinese prosegue parlando di chiara discriminazione quando il blocco dei prodotti viene applicato in base al paese in cui è stato assemblato, senza che tale processo abbia niente a che fare con l’integrità delle reti di comunicazione o della catena di fornitura dei componenti. Nel suo discorso Carr ha parlato anche degli abusi perpetrati da parte del governo cinese nei confronti della minoranza musulmana uiguri, augurandosi che la FCC aggiorni le linee guida per bloccare l’acquisto di prodotti dalla regione dello Xinjiang, dove si concentra la maggior parte del popolo oppresso.

Un portavoce della FCC ha confermato che l’attuale presidente della Commissione, Jessica Rosenworcel, sta già lavorando per correggere la maggior parte delle problematiche sollevate da Carr. Chi sperava in un ammorbidimento delle restrizioni da parte del governo USA nei confronti di Huawei rimarrà dunque deluso, visto che al momento anche l’amministrazione Biden sembra intenzionata a seguire la linea tracciata dal predecessore alla Casa Bianca.