Tra gli elementi che compongono uno smartphone la batteria è probabilmente quello più soggetto ad usura. Diversi studi hanno indicato come le batterie al litio perdano una quantità apprezzabile della loro capacità iniziale dopo circa due anni, mentre nel momento in cui si nota un rigonfiamento l’usura è già in fase avanzata.

Con l’uso sempre più frequente di materiali poco flessibili negli smartphone, però, quando si nota il rigonfiamento ad occhio nudo è spesso troppo tardi, la funzionalità della batteria è già compromessa e la sicurezza a rischio. Diversi anni fa Xiaomi ha trovato una soluzione che segnalasse per tempo all’utente il “disagio” della batteria, di cui ne ha poi richiesto il brevetto il 20 gennaio del 2017.

L’approvazione della soluzione di Xiaomi è avvenuta ieri, 9 febbraio 2021, ed è finalmente di dominio pubblico. Nessuno può dire se e quando l’azienda la applicherà, ma la tecnologia c’è, esiste. Ed è pure semplice: il brevetto è basato sull’applicazione tra la batteria e la superficie posteriore di ceramica piezoelettrica, che genera un leggero impulso elettrico quando la deformazione della batteria supera una certa soglia.

Il software del telefono rileva l’impulso e avverte l’utente. Un sistema semplice, collaudato e poco costoso che in linea di massima potrebbe trovare applicazione presto.

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