Il 2020 è stato segnato dall’esplosione della pandemia di Coronavirus, che sta continuando inesorabile anche in questa prima parte del 2021 e tra i vari studi che si sono susseguiti negli ultimi mesi ne troviamo anche uno che riguarda l’utilizzo degli smartwatch e degli altri dispositivi indossabili, ritenuti uno strumento capace di suggerire l’insorgenza dell’infezione prima che venga effettuata la diagnosi.

Secondo degli studi di alcune importanti istituzioni mediche ed accademiche, tra cui il Mount Sinai Health System di New York e la Stanford University in California, device come Apple Watch, Garmin o Fitbit sarebbero in grado di prevedere se un individuo è positivo al virus COVID-19 anche prima che si manifestino i sintomi o sia rilevabile dai test.

Inoltre, gli esperti sostengono che la tecnologia indossabile potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’arginare la pandemia e altre malattie trasmissibili.

Ad esempio, l’Apple Watch sarebbe in grado di rilevare sottili cambiamenti nel battito cardiaco di un individuo e che possono suggerire che ha il Coronavirus fino a sette giorni prima che si senta male o che l’infezione venga rilevata attraverso i test.

Stando a quanto spiegato dal professor Rob Hirten, l’obiettivo degli studiosi era utilizzare strumenti per identificare le infezioni al momento in cui queste si verifichino e prima ancora che le persone sappiano di essere malate e per riuscirci si sono focalizzati sulla variabilità della frequenza cardiaca (la variazione nel tempo tra ogni battito cardiaco), che è anche una misura di quanto bene funzioni il sistema immunitario di una persona.

I marcatori di variabilità della frequenza cardiaca cambiano con lo sviluppo dell’infiammazione nel corpo e il Coronavirus, che è un evento notevolmente infiammatorio, può essere previsto prima che le persone infette si accorgano di esserlo.

A rendere interessante questo studio è l’importanza che viene attribuita agli smartwatch, che potrebbero rivelarsi fondamentali nell’individuazione del virus, soprattutto se si considera che oltre la metà dei casi è diffusa da portatori asintomatici (almeno secondo un recente modello del Centers for Disease Control and Prevention).

Smartwatch e smartband nuova frontiera della lotta al Coronavirus

Una sorta di conferma arriva da un altro studio, condotto dalla Stanford University e basato sull’utilizzo di vari dispositivi tracker di attività di Garmin, Fitbit, Apple e altri produttori.

Pare che l’81% dei partecipanti positivi al Coronavirus abbia fatto rilevare dei cambiamenti nella frequenza cardiaca a riposo fino a nove giorni prima della comparsa dei sintomi (una frequenza cardiaca estremamente elevata era indicativa dell’insorgenza dei sintomi).

I ricercatori hanno utilizzato i dati degli smartwatch per identificare quasi due terzi dei casi di COVID-19 da quattro a sette giorni prima che le persone mostrassero i sintomi, realizzando anche un sistema di allarme che avvisa gli utenti che la loro frequenza cardiaca è stata elevata per un periodo di tempo prolungato.

In sostanza, gli smartwatch e i dispositivi indossabili potrebbero rivelarsi degli importanti strumenti per aiutare le autorità sanitarie a debellare questa pandemia che, ormai da un anno, ha rivoluzionato le nostre vite.

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