Mancano ormai pochi giorni al termine del mandato del Presidente Trump che, a quanto pare, ha deciso di “chiudere con il botto” la propria esperienza nella carica più importante degli Stati Uniti: con un nuovo provvedimento, infatti, ha aggiunto 9 aziende ad una blacklist di presunte società militari cinesi e tra di esse vi sarebbe anche Xiaomi.

Stando a quanto riportato da Reuters, queste nove aziende saranno soggette a un nuovo divieto di investimento negli Stati Uniti, che costringerà gli investitori americani a cedere le loro partecipazioni entro l’11 novembre 2021.

Al momento né l’ambasciata cinese a Washington né Xiaomi hanno rilasciato un commento sulla vicenda, forse anche per capire cosa potrebbe succedere una volta che Trump avrà ceduto il proprio posto al nuovo Presidente Biden, il quale secondo alcuni addetti ai lavori avrebbe già anticipato di voler rimuovere una parte dei provvedimenti della precedente amministrazione.

Cosa potrebbe rischiare Xiaomi

Questo nuovo provvedimento del Presidente Trump si aggiunge agli altri già presi nel corso del suo mandato ai danni di alcune aziende cinesi, tra le quali non può non essere citata Huawei che, a causa del ban commerciale imposto un paio di anni fa, si è trovata costretta a fare i salti mortali per reperire le componenti necessarie per realizzare i propri device, perdendo quote di mercato e popolarità e dovendo fare a meno persino dei servizi di Google sui propri smartphone.

La blacklist in cui è stata inserita Xiaomi (diversa da quella in cui è invece stata inclusa Huawei) esiste sin dal 1999 ma fino a questo momento non ha ricevuto particolari attenzioni.

Difficilmente Xiaomi andrà incontro alle stesse restrizioni che sono toccate a Huawei e l’unico inconveniente che il colosso cinese potrebbe dover affrontare è quello relativo ad una diminuzione di liquidità. In pratica, per il momento la catena di fornitura di componenti di Xiaomi non è in pericolo.

AGGIORNAMENTO: il team di Xiaomi ha rilasciato una breve nota ufficiale che riportiamo qui di seguito:

Xiaomi ha sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. 

La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA. 

Xiaomi intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi azionisti e sta esaminando anche le potenziali conseguenze di questo atto per avere un quadro più completo del suo impatto sul Gruppo. 

Ci saranno ulteriori annunci, se e quando Xiaomi lo riterrà opportuno.