Spotify ha iniziato a testare la nuova interfaccia desktop del servizio il mese scorso per offrire un’esperienza alla pari dell’app, tuttavia alcuni utenti abbonati sono stati costretti a utilizzarla, molti dei quali hanno subito manifestato non poche lamentele.

Su desktop, la nuova interfaccia utente non rappresenta solo un restyling, ma stravolge numerosi aspetti delle funzionalità, con delle modifiche che in alcuni casi sono incredibilmente bizzarre.

Ad esempio, la barra di ricerca universale deve essere richiamata con un clic o una scorciatoia da tastiera, le colonne dell’artista e dell’album all’interno delle playlist ora sono combinate, rendendo più complicato ordinare le playlist in base a entrambe le categorie, infine, se si passa da una playlist all’altra, la posizione di scorrimento non viene mantenuta: un incubo nel caso di playlist particolarmente lunghe.

Qui sotto potete vedere a confronto l’attuale UI e quella in fase si test per alcuni utenti premium.

Oltre alla confusione, sono instabili o assenti alcune funzioni utili come la pressione del tasto backspace per rimuovere un brano da una playlist e l’avviso sull’aggiunta di duplicati alle playlist.

Inoltre, la pagina dell’artista ridisegnata non mostra più cronologicamente tutti gli album e i brani, quindi gli utenti devono frugare in album specifici per trovare i titoli.

La nuova interfaccia desktop di Spotify fa infuriare gli utenti premium

Alcuni di questi bug sono stati eliminati in un successivo aggiornamento, ma gli utenti dicono che l’esperienza rimane ancora piuttosto deludente, con alcuni di questi parecchio stizziti.

Sebbene sia comprensibile che una build sperimentale accusi qualche bug e a volte proponga modifiche delle funzionalità non sempre migliorative, il fatto più sconcertante è che l’azienda propini l’aggiornamento a metà degli abbonati premium senza offrire loro la possibilità di rinunciarvi.

Spotify afferma che sta esaminando attivamente il feedback e sta lavorando per sistemare le cose, ma la storia dell’azienda ci ha insegnato che alcuni cambiamenti impopolari possono persistere nel tempo. Dalla fine di ottobre Spotify consente di accedere al servizio con l’account Google: ecco cosa cambia.

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