I rivali del motore di ricerca di Google hanno aumentato il livello di pressione esercitato sulla Commissione Europea per spingere il colosso di Mountain View ad apportare nuovi correttivi e ridurre il suo monopolio sugli utenti Android.

Ecosia, DuckDuckGo, Lilo, Qwant e Seznam hanno inviato una lettera congiunta alla Commissione Europea per chiedere che venga fissato un incontro a cui dovrà essere presente anche Google, il tutto con l’obiettivo di trovare una soluzione che consenta di realizzare un menu di scelta efficace per gli utenti Android (si tratta del menu che viene mostrato all’atto della configurazione di un device per selezionare quale motore di ricerca si desidera sfruttare tra i vari disponibili).

Le rivali di Google tornano alla carica

Le cinque aziende, che gestiscono motori di ricerca che competono con quello di Google, si dicono profondamente insoddisfatte del rimedio ideato dal colosso di Mountain View per evitare che la sua posizione possa avere effetti anticoncorrenziali sui device Android.

Un portavoce della Commissione Europea ha confermato che la lettera è stata ricevuta, preannunciando che l’autorità comunitaria risponderà e precisando che in passato una schermata di scelta si è rivelata essere una soluzione efficace per consentire agli utenti di scegliere in base alle proprie preferenze e che il meccanismo da adottare è stato concordato con Google, anche sulla base di feedback rilevanti provenienti dal mercato.

Ricordiamo che Google, dopo essere stata multata dall’antitrust europeo nel 2018 per 5 miliardi di euro, è stata costretta ad offrire agli utenti Android in Europa una schermata di scelta del motore di ricerca (piuttosto che precaricare semplicemente il suo). Dopo un periodo iniziale in cui ha puntato sulla quota di mercato locale dei concorrenti, è passata a un modello di asta a pagamento (con il prezzo per aggiudicarsi uno degli slot disponibili che continua a salire trimestre dopo trimestre) ma ciò sembra avvantaggiare entità commerciali più grandi a scapito di alternative incentrate sulla privacy, con diffusione locale e senza scopo di lucro.

La soluzione attuale non piace a tutti

Il motore di ricerca di Google continua a godere di una quota superiore al 90% in Europa e le cinque rivali sostengono che il colosso statunitense stia ingiustamente vincolando il mercato della ricerca limitando a tre il numero di slot disponibili nella schermata di scelta (il motore di ricerca di Google è una quarta opzione obbligata): per tale motivo, desiderano un processo collaborativo per ideare una nuova schermata di scelta, piuttosto che continuare a permettere a Google di progettare la propria “soluzione”.

Tra le lamentele di queste cinque aziende vi è anche l’accordo di non divulgazione che Google impone ai partecipanti all’asta, impedendo così loro di fornire informazioni che potrebbero essere utili alla Commissione Europea per valutare la correttezza e l’efficacia della soluzione adottata dal colosso di Mountain View.

Resta da capire se queste cinque “ribelli” riusciranno a convincere le autorità comunitarie ad imporre a Google un nuovo cambiamento della sua politica.