Essere il brand più popolare della Cina espone un colosso come Huawei alle mire di malviventi senza scrupoli, che sfruttano il nome altrui per arricchirsi. È quello che ha accertato la polizia della provincia dello Jianxi, dove tre criminali sono stati arrestati e incriminati per contraffazione e frode.

Nonostante i problemi incontrati a livello globale, dovuti al ban con cui il governo Trump impedisce a Huawei di acquistare tecnologia americana, in Cina i prodotti Huawei, spinti anche da un forte senso di nazionalismo, continuano a vendere in maniera straordinaria, tanto da attirare gli interessi di alcuni malviventi.

Il gruppo acquistava smartphone decisamente economici, del valore di 40 yuan, appena 5 euro, applicava il marchio Huawei e li rivendeva a una cifra maggiorata ma ancora molto scontata rispetto ai prezzi di mercato. Il prezzo di vendita si aggirava infatti tra i 170 e i 270 yuan (dai 22 ai 35 euro), riuscendo così a piazzare diverse migliaia di unità.

Secondo la polizia cinese, che ha condotto delle indagini molto rapide, sarebbero stati commercializzati almeno 7.000 dispositivi contraffatti negli ultimi mesi. I primi indizi risalgono al mese di agosto e già a settembre l’operazione si è conclusa con l’arresto delle tre persone, il sequestro di oltre 1.300 smartphone contraffatti, diversi computer e notebook utilizzati per caricare una custom ROM.

Sono stati inoltre congelati asset appartenenti ai tre criminali per un valore di circa 2 milioni di yuan, oltre 250.000 euro nel corso dell’operazione. I dispositivi contraffatti erano venduti attraverso svariati rivenditori online, allo scopo di rendere più difficile l’identificazione del gruppo, che evidentemente non è stato così attento.

Non è la prima volta che simili operazioni vengono effettuate in Cina, dove la contraffazione di prodotti già economici rende molto bene sia alla criminalità organizzata sia ai malviventi più o meno improvvisati.