La recente sentenza dell’Alta Corte Regionale di Dusseldorf che conferma il bando del Samsung Galaxy Tab 10.1 non è più l’ultimo “bollettino di guerra” proveniente dai tribunali della Germania. Se la guerra tra Apple e Samsung è, infatti, quella con maggiore cassa di risonanza ed attenzione da parte dei media e del pubblico, nonché quella con il maggior numero di vittorie da parte di Apple, ci sono altre guerre forse più interessanti e con più risvolti negativi per la Mela.

Dopo aver nei giorni scorsi denunciato Apple negli Stati Uniti per infrazione di brevetti riguardanti iCloud e iPhone 4S, Motorola è arrivata a vincere una causa in Germania basata sulle stesse fondamenta. Il giudice Andreas Voss della Corte Regionale di Mannheim ha infatti sentenziato contro Apple Sales International, la branca di Apple con sede in Irlanda responsabile delle vendite su suolo europeo, basando la sua decisione sul brevetto europeo #0847654 (B1) (il corrispettivo europeo del brevetto statunitense #5,754,119) che riguarda la “sincronizzazione tra stati di pager multipli”. Motorola ha dunque vinto una misura cautelare permanente (permanent injunction) contro iCloud e tutti i dispositivi che possono accedervi, inclusi dunque tutti i dispositivi iOS e i Mac. La sentenza è valida solo all’interno dei confini tedeschi.

Con “misura cautelare permanente” si intende tradurre il termine permanent injunction, ovvero una misura cautelare (in inglese preliminary injunction) che è il risultato di un processo “completo” ed è valida non solo durante il processo, ma anche dopo. Le preliminary injunction, invece, è il risultato di un processo preliminare al processo vero e proprio, e svolto con la massima celerità possibile per evitare possibili danni alle parti. Il bando comminato oggi è l’ultimo gradino di un processo “completo”, dunque viene definita “permanente” poichè è il risultato di una sentenza di primo grado.

La particolarità di questo tipo di misura, tuttavia, sta nel fatto che viene definita “preliminarily enforceable“: ciò significa che Motorola, per vedere attuata la sentenza, deve pagare 100 milioni di Euro ad Apple. Questa somma è necessaria per coprire una parte dei danni che la sentenza può causare ad Apple nel caso in cui si riveli errata. Se nel processo di appello si scoprisse che Apple è stata ingiustamente giudicata colpevole e Motorola avesse fatto valere il suo diritto di attuare la sentenza, quest’ultima potrebbe essere accusabile di “attuazione prematura” con tutto ciò che ne consegue (danni, risarcimenti, ecc). Se invece fosse confermato che Motorola ha ragione, allora Apple dovrebbe restituire la somma e pagare la casa alata anche per tutti i danni arrecati. La società di Cupertino, durante il processo, aveva richiesto una somma di 2 miliardi di Euro per risarcimento.

L’intenzione di Apple è, ovviamente, di ricorrere in appello. Il giudice ha affermato che esiste il modo di aggirare la questione utilizzando tecniche differenti, anche se ha ammesso che “è più facile a dirsi che a farsi”.

La decisione di Motorola di chiedere il bando dei prodotti Apple è, a nostro parere, non più corretta della richiesta di Apple di bandire i prodotti Samsung. Un bando prevede sempre l’eliminazione di una scelta e, in definitiva, di una fetta di libertà. Certamente il fatto che l’obiettivo semi-dichiarato di Apple sia di eliminare la concorrenza non la rende certo buona agli occhi degli avversari e dell’opinione pubblica, per cui è chiaro che si cerchi di attuare un “occhio per occhio, dente per dente”. Il problema però, come diceva Gandhi, è che “occhio per occhio, e il mondo diventa cieco“.