Mentre non è infrequente leggere notizie di Apple che intenta causa ai vari produttori di dispositivi Android, è ben più raro leggere di uno di questi intenti causa al gigante californiano. È questo il caso di Motorola Mobility, la neo-acquisita da Google, la quale ha presentato presso il Distretto Meridionale della Florida una querela contro la società di Cupertino per infrazione di brevetti con i recenti iPhone 4S e l’annesso servizio iCloud, dopo aver recentemente vinto contro la compagnia di Cupertino. Come riporta il Sole 24 Ore, al centro della disputa riguardo l’ultimo melafonino sarebbero ben sei brevetti relativi a tecnologie mobile (riportiamo dalla fonte FOSS Patents; tutti i brevetti sono registrati negli Stati Uniti):

  • brevetto No. 5,710,987 riguardo un “ricevitore che ha una antenna esterna nascosta”;
  • brevetto No. 5,754,119 riguardo un “sistema e metodo di sincronizzazione tra stati di pager multipli” (utilizzato anche per la causa in corso in Germania);
  • brevetto No. 5,958,006 riguardo un “metodo ed apparato per comunicare dati riassunti”;
  • brevetto No. 6,101,531 riguardo un “sistema per comunicare i criteri definiti dall’utente per la creazione di un filtro da un client wireless ad un un server di comunicazione per filtrare i dati trasferiti dall’host a tale client wireless.”
  • brevetto No. 6,008,737 riguardo un “apparato per controllare l’utilizzo di un software aggiunto ad un dispositivo portatile di comunicazione”
  • brevetto No. 6,377,161 riguardo un “metodo ed apparato in un sistema wireless di messaggistica per facilitare uno scambio di indirizzi”

Tutti questi brevetti vengono definiti come “essenziali per il mondo mobile”, e il brevetto 5,710,987 rende bene l’idea del potere brevettuale detenuto da Motorola. Mentre la maggior parte dei brevetti hanno come obiettivo iPhone 4S, alcuni (come il brevetto 6,101,531) sono chiaramente indirizzati al sevizio iCloud che è uno dei cavalli di battaglia di Apple per l’ultima generazione di dispositivi. Gli elementi per poter vincere contro Apple esistono, quindi, e la portata dei brevetti pare ad una prima analisi essere tale da costringere la società di Cupertino a dover modificare i propri prodotti o a subire il bando richiesto da Motorola.

Queste le parole di un portavoce della società:

“Today’s action relates to the same patents we are already asserting in Florida against Apple. Motorola Mobility has worked diligently over the years to develop cutting-edge technology and to build an intellectual property portfolio that is respected by the entire industry.”

“L’azione legale intrapresa oggi [venerdì, NdR] è relativa agli stessi brevetti che abbiamo già utilizzato in Florida contro Apple [nel 2010]. Motorola Mobility ha lavorato duramente negli anni per sviluppare tecnologia avanzata e per costruire un portfolio di proprietà intellettuali che è rispettato da tutta l’industria.”

Vale la pena ricordare che uno dei punti meno pubblicizzati, anche se forse tra i più importanti, del contratto di acquisto di Motorola risiede nell’impossibilità da parte di Motorola Mobility di intraprendere azioni legali contro terzi senza il permesso da parte di Google. Ciò che possiamo dedurre, dunque, da questa azione legale, è che quanti dicevano che Google avesse acquisito la morente Motorola per difendere Android e il suo ecosistema avevano ragione.